La prova del nove va in onda due sere fa, su Antenna 3, durante il programma “Presunto innocente”. Si parla dei bimbi rom di via Selvanesco (l'accampamento dei baby killer di Cecilia De Astis), tolti alle rispettive famiglie perché costretti a vivere in condizioni igienico -sanitarie indegne. In studio c'è Dijana Pavlovic, portavoce del Movimento Ketano-Rom e sinti per l'Italia, che dopo aver precisato di «non essere mai stata in quell'accampamento» spiega anche che «mai mi è capitato di vedere un caso del genere». Ovvero? «Che la polizia arriva e toglie i figli.
Normalmente si fa una denuncia ai servizi sociali, che valutano le condizioni. Forse è andata così perché i bambini non sono mai stati iscritti all'anagrafe. Ma quella è una comunità che viaggia... Però non posso parlare di questo singolo caso perché non lo conosco». Poco importano le relazioni dei vigili che hanno appurato come in quel campo non ci fosse corrente elettrica né acqua potabile né servizi igienici. E che i minori presenti, anziché andare a scuola, passassero le giornate tra topi, rifiuti e furti nel quartiere.
La rappresentante della comunità rom, nonché interlocutrice del Comune per arrivare all'autogestione del campo di Chiesa Rossa, coglie l'occasione per parlare del suo ultimo libro, intitolato "Irriducibili. Alterità dell'anima zingara". C'è un capitolo, spiega, che tratta la sottrazione dei figli alle famiglie rom. «Una forma moderna di genocidio», sentenzia. Perché «dal 1926 al '76, a partire dalla Svizzera, si è iniziato a sterilizzare le donne rom per il solo fatto di essere rom». E ancora: «Oggi un bambino rom ha 17 volte di probabilità in più di essere tolto alla propria famiglia rispetto a un bambino italiano o migrante». Forse perché, come nel caso di via Selvanesco, le famiglie non sono in grado di crescerli in maniera dignitosa?
Macché. È tutta una questione di razzismo. «Vivere in un campo non è un requisito per togliere i figli. Bisogna aiutare le famiglie in modo da non arrivare a questo. I bimbi si tolgono se vengono abusati o maltrattati: nelle famiglie rom questo non succede». La lezioncina va in scena di fronte a Filippo Di Terlizzi, il figlio di Cecilia De Astis, anche lui ospite in studio. Sembra una barzelletta, se non fosse che di mezzo c'è una vita strappata sull'asfalto da quattro piccoli pirati. Filippo, con calma olimpica, si permette di far notare che l'unica vittima, in questa faccenda, è sua mamma. «Mi spiace se si è sentito offeso. Il mio era un intervento storico per ricordare come il popolo rom, in Europa, ha subito un vero e proprio genocidio», risponde Pavlovic. Domanda: ma che c'entra tutta questa tesi con un omicidio stradale commesso da minorenni rom?