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Vittorio Feltri ricorda l'amico Alberto Rizzoli: "Da dove nasce il desiderio di togliersi la vita"

di Matteo Legnani domenica 24 febbraio 2019

2' di lettura

È sbagliato liquidare il suicidio come una patologia mentale. La voglia di morire nasce dal profondo dell' animo e di norma si sviluppa sulle radici del dolore, della sofferenza provocata da motivi individuali difficili da identificare. Quando ero un giovane cronista ebbi un direttore, Andrea Spada, un monsignore, che mi insegnò una cosa che non ho più dimenticato. Questa: mai speculare giornalisticamente sulla vicenda di una persona che si toglie la vita. Diceva: meglio non scrivere nulla di tali fatti tragici piuttosto che sparare stupidaggini sulla base di interpretazioni superficiali. Aveva ragione il vecchio prete, e la presente è la prima volta che affronto la delicata questione. Mi riferisco ad Alberto Rizzoli, fratello minore di Angelo (uno che mi ha fatto soltanto del bene), che venerdì ha posto fine ai suoi giorni sulla terra. Si è sparato suscitando stupore e vari interrogativi in chi lo conosceva e stimava per stile ed educazione. Allorché mi hanno riferito la notizia sono rimasto di ghiaccio. Incredulo. Ma non penso che egli fosse impazzito. Anzi, suppongo che abbia maturato la decisione estrema dopo una lunga riflessione. Leggi anche: Vittorio Feltri: capisco chi sceglie l'eutanasia, giudici e preti non devono intromettersi Probabilmente aveva scoperto di avere un grave problema di salute e, davanti alla prospettiva di patire una agonia insopportabile, ha optato per la drastica soluzione. È una ipotesi. In ogni caso davanti a un uomo che volontariamente si elimina mi commuovo. Non oso giudicarlo, criticarlo. Lo rispetto e tento di immedesimarmi in lui e mi astengo dal deplorarlo. Invito i lettori a fare altrettanto. Quello che succede nella nostra testa è un mistero insondabile. Puntare il dito accusatore su un suicida significa solo essere crudeli, insensibili alle ragioni altrui che non sono mai simili alle nostre. Caro Alberto, ti saluto oggi come ti salutai una settimana fa nella sala di un ristorante: con affetto e gratitudine per l' amicizia che mi hai concesso. Riposa in pace e così sia. di Vittorio Feltri

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