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Celentano ammette: nella mia canzone c’è Chopin

Adriano risponde a Libero: nel brano citazione lecita, e comunque l’autore non sono io
di Eliana Giusto domenica 28 ottobre 2012

3' di lettura

di Nazzareno Carusi Il Clan Celentano ha scritto una «precisazione» ufficiale: «Leggiamo rilievi circa un presunto plagio di Chopin nell’introduzione della canzone Ti penso e cambia il mondo cantata da Adriano Celentano. Teniamo a precisare che gli autori della parte musicale sono Stephen J. Lipson e Matteo Saggese, già collaboratori tra gli altri di Celine Dion e dei Rolling Stones, mentre Celentano ne è l’interprete. In ogni caso un richiamo a Chopin potrebbe essere una semplice citazione tra l’altro consentita in quanto si tratterebbe di una composizione di pubblico dominio». Precisare non vuol dire smentire, quindi benissimo, si sono accorti che ho il mio perché. Però preciso anch’io. Presunto plagio di Chopin nell’introduzione? Una semplice citazione? Potrebbe essere, ma non è. La musica di Ti penso è così: la melodia è una variazione di quella del Preludio op.28 n.20 di Chopin e l’accompagnamento è sostanzialmente lo stesso Preludio per intero. Ascoltate il mio video online per credere. Celentano è solo l’interprete? Certo, e l’ho detto in tutte le salse. Insieme col riconoscimento che per me (quando canta) è un mito. Vabbè. Comunque, se il Clan ci tiene a precisare gli autori della musica, la faccenda sa di scaricamento, quasi di voglia di distanza dal possibile plagio. Che per essere più plastici, forse si potrebbe definire appropriazione indebita. Tipo che vado ai giardinetti, mi rimorchio una panchina, la ridipingo e me la tengo a casa per decenni. Perché qui è stata presa un’opera che appartiene a tutti, che è (appunto) di pubblico dominio, è stata shakerata e se la sono intestata i signori Saggese e Lipson come se fosse loro originale, con la conseguenza che ne godranno in esclusiva i diritti musicali per la vita più altri 70 anni. E il corollario paradossale che se un pianista suonasse il Preludio in concerto (casomai alla piano-bar maniera, fiorendolo qua e là), il teatro potrebbe sentirsi chiedere da un ispettore Siae più pignolo che intelligente i diritti non di Chopin, che non ci sono, ma di Ti penso. Anche voi del Clan, scusate, ma lo sapete che significhi di pubblico dominio? Che a suonare Chopin non si paga nulla. Oppure, che se uno lo usa per una sua opera nuova dovrebbe (e chiedo di nuovo alla Siae: è obbligato a farlo o no?) sottoporsi a una commissione che gli assegni appropriatamente le spettanze. Questo significa, stando al lecito. Qui invece si sono inciuciati Chopin, gli hanno variato la melodia di un Preludio, l’hanno accompagnata praticamente col Preludio stesso e si sono intestati il tutto. Bene dunque avere letto del presunto plagio, bene avere chiarito chi eventualmente ne abbia colpa, ma male quanto a comprensione delle proporzioni del problema: non di introduzione o legittimo uso di un’opera di pubblico dominio si tratta, ma di attribuzione esclusiva a sé d’un brano musicale quasi interamente altrui, in barba a ciò che la Siae prevederebbe. Con relativi diritti, cioè soldi. E con la stessa Siae che se ne lava le mani perché gli autori sono iscritti alla consorella inglese. Poi dice che il raccomandato sono io... Twitter: @NazzarenoCarusi

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