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Vittorio Feltri: "A Orlando invidio la morte non la vita"

di Gian Marco Crevatin domenica 17 agosto 2014

2' di lettura

Federico Orlando è morto venerdì scorso, a 85 anni. Di estrazione liberale, è stato condirettore de Il Giornale sotto il regno di Sua Maestà Indro Montanelli. Dopo la rottura tra quest'ultimo e l'editore del quotidiano, Silvio Berlusconi, Orlando seguì il Maestro nella sua (breve) avventura giornalistica ne La Voce (1994-1995). L'editoriale - Al cordoglio si unisce pure Vittorio Feltri che nell'editoriale di oggi proprio su Il Giornale lo ricorda, seppure a suo modo. "Orlando non fu una figura secondaria in redazione, sebbene avesse occupato da sempre una ruolo secondario". Il vice, fu molto caro a Feltri nonostante la scarsa reciprocità di tale sentimento "Federico non mi fu mai completamente antipatico, per via della sua simpatia liberale in un'epoca dominata dalla sinistra pseudorivoluzionaria" e  per la sua provenienza geografica, la provincia di Campobasso (descritta nel romanzo Terre del Sacramento di Jovine con cui Feltri dichiara di aver avuto un forte legame da ragazzo). Sentimento come detto, non ricambiato ("io ero antipatico a lui per un semplice motivo: nel gennaio 1994 rimpiazzai Montanelli alla guida del Giornale"). La stoccata - Al numero due montanelliano però, Feltri non perdona alcune scelte sbagliate: la scarsa fortuna de La voce, si sarebbe concretizzata a seguito delle scelte poco lungimiranti di Orlando, che con un Montanelli in fase discendente (scrive Feltri: "Indro ormai invecchiato) aveva avuto una forte influenza sulle scelte redazionali del quotidiano. "Perchè sbagliate?" si chiede Feltri "Perchè in quegli anni erano in atto mutamenti epocali: la Lega cresceva a vista d'occhio, Mani Pulite spopolava, Forza Italia nasceva e si sviluppava velocemente." Di tutto ciò Orlando non si accorse, a detta di Feltri ed "editorialmente fu un grave errore, che La Voce commise e noi no". Nei giorni appena successivi alla morte Orlando è stato ricordato principalmente per la sua integrità, che Feltri ricorda, seppure da una diversa angolazione "Orlando è stato lodato da defunto quale uomo tutto d'un pezzo, che non ha mai cambiato visione... Diamogliene pure atto, ma ha ha cambiato partito ogni qualvolta che era di cattivo umore". Ma "non è stato soffocato dalla balia" e gliene dà atto Feltri, che nell'ultimo colpo di coda dell'editoriale gli riconosce una fine estremamente professionale "Ha lavorato fino al 5 agosto. Se non gli invidiamo la vita.. gli invidiamo la morte, che lo ha sorpreso vivo".

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