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Vittorio Feltri, la differenza tra Salvini e le sardine: "Perché odiare non è un reato, ma un diritto"

di Caterina Spinelli domenica 15 dicembre 2019

2' di lettura

Se sfoglio i giornali trovo paginate dedicate all' odio, come se fosse un' emergenza nazionale. Se guardo la tv, noto che, su qualsiasi rete, si discetta con toni allarmati di questo sentimento. Ogni discussione pubblica e privata finisce per trattare il tema dell' acredine crescente nel nostro Paese che pure ha ben altri problemi. Intanto vorrei puntualizzare che detestare una persona o un partito o un gruppo di individui non è vietato. Infatti non esiste il reato di odio per cui ciascuno di noi è libero di disprezzare a piacimento chiunque senza incorrere nei rigori della legge. Gli odiatori hanno il diritto di esercitarsi quanto garba loro nell' esecrazione, sia rivolta alla moglie, ai figli, ai parenti tutti o ad altri, tra i quali gli avversari politici. Impedire a un uomo o a una donna di avere in forte antipatia un proprio simile è insensato, così come lo sarebbe vietargli di amarlo e di sacrificarsi per lui. Quello che cova nell' animo di un essere vivente può talvolta essere disdicevole o addirittura turpe, però è insindacabile se non si traduce in azioni violente e contrarie alle disposizioni dei codici penale e civile. Se a me stanno sulle balle Di Maio e Scanzi non me ne vanto, tuttavia non per questo devo essere censurato. È affare mio e soltanto mio, non perseguibile in termini normativi. Tra l' altro mi sembra di aver capito che, in questa congiuntura, sia lecito maledire Matteo Salvini e Giorgia Meloni, cosa che fanno tutti quelli di sinistra, mentre sia proibito disdegnare i pesci in barile, cioè le sardine, oppure Zingaretti e la sua troupe di ex e post comunisti. Perché due pesi e due misure? Non riesco a convincermi che esista un livore buono e uno cattivo. Io aborrisco tutti quelli che odiano eppure non li condanno. di Vittorio Feltri

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