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Roberto D'Agostino, il fondatore di Dagospia: il ruolo di Cossiga dietro al suo successo, "quelle telefonate all'alba"

martedì 16 giugno 2020

2' di lettura

Roberto D'Agostino, romano di quasi 72 anni, ha creato venti anni fa Dagospia. In una lunga intervista al Giorno racconta la sua vita e come è arrivato a creare il sito di gossip che ha fatto scuola. Adolescente negli anni '60 racconta cosa fu quel periodo e quando per lui tutto cambiò: "Cito due episodi. Era il 1965, i Beatles all'Adriano: entrai accompagnato dai mia zia, o così o niente. Due anni dopo, i Rolling Stones al palasport: dentro solo noi ragazzi a fare casino, vestiti come Mick Jagger. Era cambiato tutto in un amen". Il suo primo grande maestro fu Beniamino Placido: " Lui era un professorone che non si vergognava di lavorare come funzionario alla Camera, bisognava sbarcare il lunario. Capii il post moderno, la cultura interdisciplinare: una torta millefoglie.

Placido prendeva Via col vento e ne faceva un film, un romanzo, un fumetto. Ogni fascia di pubblico poteva captare il messaggio. Anticipava l'era del telecomando e del mouse per tutti, una realtà che ha fatto impazzire gli intellettuali". La nascita di Dagospia. Come andò? "Venivo dalla tv. Avevo fatto l'inviato musicale di Carlo Massarini a Mister Fantasy. Poi, nell'85, divenni l'esperto di look a Quelli della notte, un'invenzione di Renzo Arbore. Il grande pubblico imparò a conoscermi. Barbara Palombelli mi fece scuola e aprii il portale. Un'alternanza di vaccate e cose serie, alto e basso. È accaduto che per un giorno intero la notizia più cliccata fosse: le uova vanno o no in frigo? La gente vuole leggere qualcosa di intelligente e un minuto dopo sapere chi è andato a letto con chi. Dagospia racconta affari e trash, la politica e la scopata. E un'altra cosa: il segreto del potere. Me l'ha spiegato Cossiga, il mio maestro. Il potere è quello che c'è dietro, quello che non si vede. Il presidente lo incontrai a casa sua, volle conoscermi perché facevo informazione. Scriveva e nessuna agenzia di stampa lo pubblicava, tantomeno i giornaloni. Cominciò a telefonarmi la mattina presto dettandomi gli articoli. Per me politica, finanza, economia erano materia oscura. Cuccia, chi era costui? Mi facevo tradurre tutto da un amico che ne sapeva, poi postavo il pezzo sulle ragazze a tette nude e il gossip sui soliti noti. Un successo clamoroso".

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Mai pentito? "È un lavoro delicato, a volte ho fatto danni e mi sono pentito di aver rovinato delle famiglie. Ma tante altre ne ho salvate, sotterrando certe cose nel cassetto". I soprannomi? "Quella è tutta roba mia, è un gioco che mi diverte moltissimo. Daniela Santadeché e WalterEgo Veltroni, Luca di Monteprezzemolo e Fausto BertiNights sono nati così, in un lampo. Alcuni sono delle genialate, devo ammetterlo. Mi piace molto Celentano il Molle agiato. E non sono male neppure Michele Sant’Euro e Colao Meravigliao".

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