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Paolo Mieli non usa giri di parole: "Colpa della Nato? Ecco perché è scoppiata davvero la guerra..."

L'attacco
sabato 7 maggio 2022

2' di lettura

Paolo Mieli ci va giù duro. L'editorialista del Corriere della Sera non ha dubbi: la guerra non è iniziata a causa di una provocazione da parte della Nato. Mieli vuole sgomberare il campo dai dubbi innescati dalla "propaganda russa", così spiega il suo punto di vista in un'intervista all'HuffingtonPost: "Tutto nascerebbe da una aggressione della Nato. Me ne siamo sicuri? Innanzitutto, prendiamo una bella carta geografica. Dico: guardate le dimensioni, non può essere questione di missili, perché entrambe le parti da tempo hanno missili che in due minuti raggiungono le capitali l’una dell’altra. Non c’è bisogno di cento chilometri in Ucraina. E poi: la richiesta da parte dell’Ucraina di entrare nella Nato è del 2008, da allora non è andata né avanti né indietro. Da ultimo andrebbe ricordato che il grosso dei paesi ex comunisti aderì alla Nato alla fine gli anni Novanta".

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Poi mette nel mirino anche la retorica sulle "provocazioni Nato" dovute all'ingresso dei Paesi baltici nell'Alleanza atlantica. Su questo punto è molto chiaro e punta il dito contro gli ex premier "rossi" che non dissero nulla quando questi Paesi entrarono a far parte della Nato: " Da noi erano presidenti del Consiglio Romano Prodi, Massimo D’Alema e Giuliano Amato, tutte persone che oggi esibiscono grandi sofferenze. Non ricordo – ma forse è solo un difetto di memoria - un solo momento in cui uno di loro abbia detto agli alleati: “Se vi azzardate a farli entrare nella Nato mettendo a rischio la sicurezza globale, lascio la guida del governo”. È tutta roba a posteriori di ventitré anni dopo e uno di loro a quei tempi era alla guida di aerei Nato che bombardavano Belgrado".

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Infine parla della teoria della "guerra per procura" voluta dalla Nato e soprattutto dagli Stati Uniti: "Questa è tremenda. Vorrebbe dire: Zelensky e quelli che resistono nell’acciaierie Azovstal lo fanno perché costretti; loro vorrebbero fare la pace, ma la Nato e i perfidi americani li obbligano a combattere. E invece è così evidente che l’unico paragone storico è quello con Roosevelt. Ricordi? All’inizio della seconda guerra mondiale il presidente americano non poteva intervenire dalla parte degli inglesi perché glielo impedivano l’opinione pubblica, gli avversari politici (era sotto elezioni) e una certa sinistra statunitense che, ai tempi del patto Molotov Ribbentrop, faceva manifestazioni per la pace in tutte le università. Poi quando Hitler si scatenò contro l’Urss, allora l’atteggiamento generale mutò. Almeno quello della sinistra. Oggi come allora la Nato si costituisce “arsenale della democrazia” (la formula è dello stesso Roosevelt). E non c’è nessuna guerra per procura". 

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