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Maria Alyokhina delle Pussy Riot, ultima umiliazione per Putin: come ha beffato la polizia russa

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Dieci anni fa Maria Alyokhina aveva sfidato Vladimir Putin e sconvolto la Russia esibendosi con la sua band, le Pussy Riot, in un concerto "osceno" dentro la Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca. Oggi è fuggita l'artista e attivista anti-regime è scappata dal Paese, travestendosi da rider, fattorina per la consegna del cibo, e scattandosi una foto allo specchio prima della "beffa".

 

 

 

 

Finita per la prima volta sotto l'attenzione delle autorità russe e del mondo insieme alla provocatoria punk band al femminile, che combatteva Putin a suon di nudità, blasfemia e accuse politiche, la Alyokhina aveva pagato quel gesto clamoroso alla Cattedrale di Cristo Salvatore con la condanna a due anni di carcere per "teppismo".

 

 

 

Ma era appena l'inizio del suo calvario giudiziario. "Attenzionata" dai servizi segreti del Cremlino e dai magistrati, era stata incarcerata altre sei volte dalla scorsa estate, ogni volta per 15 giorni, per fiaccare la sua resistenza al potere. 

 

 

 



Lo scorso aprile, poi, la situazione è definitivamente collassata quando Putin ha iniziato a reprimere più duramente qualsiasi critica all'invasione dell'Ucraina. Le autorità hanno annunciato che gli arresti domiciliari di Alyokhina sarebbero stati trasformati in una colonia penale in 21 giorni. Così la Pussy Riot ha deciso che era ora di lasciare la Russia, almeno temporaneamente.

 

 

 

 

E ci è riuscita, scrive il New York Times, travestendosi da fattorina per sfuggire ai controlli della polizia di Mosca, che sorvegliava l'appartamento dell'amica dove si trovava. La donna ha lasciato nella casa il suo cellulare per evitare di essere rintracciata. Aiutata da amici, è riuscita poi dopo alcuni giorni ad arrivare in Lituania, attraverso la Bielorussia.

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