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Giuliano Ferrara, soffiata sui Berlusconi: "Cos'è successo in famiglia dopo la morte di Silvio"

martedì 19 settembre 2023

Giuliano Ferrara

2' di lettura

Chi si aspettava liti in famiglia dopo la morte di Silvio Berlusconi è rimasto deluso. Il Cavaliere è stato "per due decenni e più il simbolo del disordine italiano, la sentina dei vizi nazionali", "un eroe negativo da fumetto per la metà del paese che lo detestava e per gran parte dell’opinione coltivata e riflessiva della stampa internazionale", scrive Giuliano Ferrara nel suo editoriale su Il Foglio. E la sua definitiva uscita di scena "ha un po’ sorpreso perfino i suoi amici, noi tra questi, figuriamoci la grande orda dei demonizzatori. Per adesso, almeno, quel che si vede è l’opposto di quel che si era pensato con accanimento negli anni belli dell’antiberlusconismo da orda e da ordalia".

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La verità, prosegue il giornalista e fondatore del Foglio è che "i berluscones sono gente che si accorda senza trappole, i figli di due matrimoni ricevono nella successione il dovuto, vanno d’amore e d’accordo, ciascuno sembra avere il suo posto malgrado le rotture familiari, fratelli coltelli va giusto per altre famiglie, non quella delle cartoline di Natale sbeffeggiate dai detrattori, l’equilibrio aziendale tende a essere preservato, non emergono torti e dissidi, buchi e destabilizzazioni finanziarie". Silvio, sottolinea Ferrara, "ha lasciato questo mondo con una buona parola e donazioni per parenti e amici e compagna, che a quanto si dice verranno onorate dagli eredi, fratelli e come si diceva una volta fratellastri, in quota proporzionale, senza discutere o addirittura accapigliarsi".

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Insomma, "Berlusconi nel ricordo del vero contro l’aura del falso lascia un equilibrio familiare e amicale invidiabile, non era Logan Roy, l’eroe nero della famosa serie, era lo showrunner di una vicenda in cui il management e i figli, con tutte le tremende tensioni della scelta politica, dell’appassionata persecuzione giudiziaria, si sono agglutinati in una cosa seria, in un gruppo lontano dall’idea sciocca della banda, della consorteria predatoria. Perfino la politica, che è la parte se vogliamo supereroica del personaggio, riceve un lascito ridimensionato rispetto ai tempi d’oro ma consistente", conclude Giuliano Ferrara. E il Cavaliere "che emerge dalla successione" sembra "l’attore di una serie finale di passaggi miti, e molto più regolati e istituzionali di quelli delle grandi famiglie che una volta lo avevano escluso o usato o sinceramente detestato".  

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