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Benjamin Franklin tra invenzioni, refusi e ventilazione: quello che non sapete

di Giovanni Longoni lunedì 10 marzo 2025

2' di lettura

Scienziato, inventore, uomo politico. Benjamin Franklin, in Italia associato quasi solo al parafulmine, è stato tutto questo ma in più fu anche giornalista ed editore. Nato nel 1706 a Boston, iniziò giovanissimo la carriera nel giornalismo come apprendista nella tipografia del fratello maggiore James. A 16 anni, prese a scrivere articoli per il New-England Courant di James sotto lo pseudonimo di Silence Dogood articoli satirici che ottennero grande popolarità. Nel 1729, acquistò il Pennsylvania Gazette, che trasformò in una delle pubblicazioni più influenti delle colonie americane: era un forum per il dibattito pubblico e vi si affrontavano questioni politiche, economiche e sociali. Franklin pubblicò anche, dal ’32 al ’58, il Poor Richard’s Almanack, un best-seller che conteneva di tutto, dalle previsioni meteo ai consigli pratici, dagli aforismi ai commenti sociali. Il contributo di Franklin al giornalismo americano è enorme. Comprese il potere della stampa come strumento di informazione, educazione e cambiamento sociale.

E il senso dell’umorismo non gli mancava. Per la Gazette scrisse in particolare un articolo sui migliori refusi apparsi nelle opere a stampa. Partendo da un resoconto della giornata del Governatore britannico Belcher il quale ultimo, per la dimenticanza di una lettera “n” (died per dined) invece di cenare in scelta compagnia, «moriva elegantemente al ristorante», Franklin faceva notare come neppure la Sacra Bibbia si fosse salvata dagli errori tipografici. Per la caduta di una “e”, il re Davide invece che “fatto”, made, risultava essere “matto”, mad, per modo che non pochi predicatori di scarsa cultura si erano lanciati in sermoni sulla necessità della «pazzia spirituale».

In un libro di preghiere, poi, ci si augurava, invece di venire tutti cambiati, changed, di finire tutti impiccati, hanged. Per tacere di quell’altra edizione dei libri sacri in cui la sparizione della negazione dal sesto comandamento (versione protestante) ordinava al popolo dei fedeli di commettere adulterio. Lo Spectator arguiva, dai comportamenti prevalenti in società, che l’edizione senza il “non” doveva essere la più diffusa nel Regno. Franklin, che passava molto tempo nudo davanti alla finestra con l’intento di prendere «bagni d’aria» sulla cui salubrità era pronto a giurare, compose anche un saggio su un altro tipo di ventilazione. In “A Letter to a Royal Academy”, del 1781, scrisse una satira della scienza ufficiale del tempo che lui, inventore del parafulmine, della stufa e di tanti altri oggetti d’uso quotidiano, vedeva slegata dalle preoccupazioni pratiche della gente. In sostanza è un saggio comico sulle flatulenze ma è pure l’antenato delle beffe accademiche come la celebre Sokal hoax. Ma ci torneremo.

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