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Giorgia Meloni e Leone XIV, i dettagli del patto su pace e fine vita

Dalle guerre ai temi etici, intesa tra Pontefice e premier. La priorità: libertà per i cristiani in Medio Oriente
di Massimo Sanvito giovedì 3 luglio 2025

4' di lettura

Mancano pochi minuti alle 11.30 quando Giorgia Meloni arriva in Vaticano: in programma, nella Biblioteca privata del Palazzo Apostolico, c’è la prima udienza ufficiale con Papa Leone XIV, dopo i primi scambi di parole al termine della messa di inizio pontificato (il 18maggio) e in occasione del Giubileo dei governanti (il 21 giugno), oltre al colloquio telefonico una settimana dopo l’elezione. «Molto piacere», dice sorridente Prevost a Meloni. «È stato un piacere e un onore essere ricevuta in udienza da Sua Santità Papa Leone XIV», dirà lei sui social. Sul piatto ci sono le questioni internazionali - dall’Ucraina a Gaza- che attanagliano il pianeta, la difesa dei cristiani perseguitati in Medio Oriente e i temi etici (a partire dal disegno di legge sul “fine vita” il cui testo è passato proprio ieri in Commissione al Senato). Un faccia a faccia di oltre mezz’ora in cui si tocca anche il tema del summit sulla sicurezza alimentare che si terrà a fine luglio ad Addis Abeba. Il presidente del Consiglio dona al Papa un’immagine dell’Angelicum del 1600, dove il Pontefice ha studiato; lui contraccambia con un libro su Sant’Agostino. «Buon lavoro», dice il premier a Leone prima di congedarsi e incontrare il segretario di Stato della Santa Sede, il cardinale Pietro Parolin. Insieme a Meloni ci sono anche i suoi vice Matteo Salvini e Antonio Tajani e il sottosegretario Alfredo Mantovano; al fianco di Parolin c’è il segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali, monsignor Paul Richard Gallagher.

La sala stampa della Santa Sede, al termine dell’incontro, fa sapere che «durante i cordiali colloqui in Segreteria di Stato sono state sottolineate le buone relazioni esistenti tra la Santa Sede e l’Italia ed è stato rilevato il comune impegno per la pace in Ucraina e in Medio Oriente e l’assistenza umanitaria a Gaza». E ancora: «Nel prosieguo della conversazione ci si è soffermati su alcune questioni afferenti ai rapporti bilaterali, come pure su tematiche d’interesse per la Chiesa e la società italiana». Da Palazzo Chigi spiegano che il premier «ha ribadito l’apprezzamento per l’impegno della Sede Apostolica per la pace in Ucraina, a Gaza e in tutte le aree di crisi» e che si è soffermata «sull’importanza della libertà religiosa e sulla tutela delle comunità cristiane in Medio Oriente, che hanno sofferto le conseguenze delle crisi e dell’instabilità dell’area». Infine, viene condivisa «l’ottima collaborazione con le organizzazioni cattoliche religiose per la cooperazione in Africa, nell’ambito del Piano Mattei». Con Parolin, Meloni affronta anche l’argomento dell’8xmille, sollevato nei giorni scorsi dal presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, per polemizzare contro il governo. Dimenticandosi, però, che la modifica alla legge del 1985- la facoltà, per i contribuenti, di scegliere fra cinque tipologie diverse d’intervento era stata introdotta dall’allora “Conte bis”. Nel 2023, l’attuale governo aveva semplicemente inserito una sesta finalità, legata alle comunità di recupero dalle tossicodipendenze. Una novità temuta da una fetta di vescovi perché andrebbe a fare concorrenza in un settore storicamente “gestito” dagli enti ecclesiastici.

In serata il presidente del Consiglio ha poi partecipato alle celebrazioni per il Giorno dell’Indipendenza americana (cade il 4 luglio) a Villa Taverna, accompagnata dalla sorella Arianna e dallo stesso Mantovano. Ad accoglierli l’ambasciatore statunitense in Italia, Tilman Fertitta. «Adoro il nostro rapporto con l’Italia. Il rapporto con Meloni, Tajani e Salvini è davvero fantastico. Li ho conosciuti tutti molto bene ed è semplicemente incredibile quanto i nostri Paesi siano intrecciati e quanto lavoriamo insieme e ci sosteniamo a vicenda», ha spiegato lui. «L’Italia può sempre contare sugli Stati Uniti e gli Stati Uniti possono sempre contare sull’Italia». A proposito del premier, Fertitta ha spiegato: «È una leader fortee una grande amica degli Stati Uniti. Apprezziamo profondamente il suo impegno per la nostra partnership e le relazioni transatlantiche». «Siamo grati a Trump per aver nominato Fertitta», ha risposto lei, aggiungendo di aver «sempre guardato con un pizzico di ammirazione al modo con cui il popolo americano festeggia la dichiarazione di Indipendenza» perché «è qualcosa di più di una semplice festa nazionale, è qualcosa che ogni cittadino porta nel cuore ogni giorno e riassume l’identità degli Stati Uniti e i loro valori di uguaglianza, democrazia e libertà». Il vicepremier Tajani ha ribadito: «Credo sia molto, molto importante per noi rafforzare la cooperazione con gli Stati Uniti d’America. È il nostro migliore amico nel mondo. Per l’Italia ci sono due stelle, l’Unione europea e l’America, e la nostra voce nel mondo». E ancora: «L’Italia sostiene le azioni del presidente americano Donald Trump a favore della pace in Medio Oriente. Siamo al fianco degli Stati Uniti anche negli sforzi per raggiungere la pace in Ucraina. Su entrambi i fronti stiamo facendo il possibile per aiutare la popolazione civile».

Nel pomeriggio Giorgia Meloni aveva anche incontrato, a Palazzo Chigi, il Presidente della Repubblica dell’Ecuador, Daniel Noboa Azin. Al centro del colloquio la comune volontà di rafforzare le relazioni bilaterali a partire dalla cooperazione economica, con particolare riferimento al settore della difesa e dei minerali e quella del contrasto alla criminalità organizzata transnazionale e al traffico di droga. Soddisfazione, da parte di entrambi, per l’intesa sul contrasto all’immigrazione irregolare e al traffico di essere umani.

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