Roberto Saviano tira un sospiro di sollievo - e scoppia in lacrime in aula - dopo la condanna di secondo grado per il boss Francesco Bidognetti e per il suo legale Michele Santonastaso, accusati di aver lanciato minacce mafiose - diciassette anni fa, dal maxiprocesso Spartacus - contro di lui e la giornalista Rosaria Capacchione. "Ho voglia di fare altro, anche ca***te. Di dormire, o di saltare su una moto. Ma sa una cosa divertente? Mi sono arrivati tanti biscotti in queste ore. Biscotti, come a un bambino". Lo scrittore di Gomorra, a sentenza letta, si è lasciato andare a un pianto liberatorio.
"In quel pianto ero me stesso, profondamente - racconta a Repubblica -. Mi riconosco in quelle lacrime. Forse cancellerei tutto quello che c'è stato prima, tutta la forza mostrata e lascerei di me solo quel momento di debolezza in cui mi è sembrato di essere tornato umano. Ora che due sentenze di primo e secondo grado stabiliscono che io e Rosaria Capacchione siamo stati vittime di minacce mafiose, quindi braccati, forse mi sento vittima doppiamente", Vittima - insiste - "delle minacce dei Casalesi, da un lato; del fango ricevuto da quasi tutto l'arco parlamentare, dall'altro. Sta a me trarre, da tutto questo, forza e carburante per voltare pagina".
Il riferimento al centrodestra, con cui i rapporti non sono idilliaci, è scontato. Ma - conclude - guarda tutto questo "con pena infinita. Tutto per propaganda politica, per compattare un po' di consenso intorno a loro usandomi come obiettivo. È la politica peggiore. I nostri nemici più insidiosi, non i miei, ma di tutti noi, non sono solo le cosche. Ma anche quelli che, con politiche del tutto sbagliate, consapevolmente o inconsapevolmente, favoriscono i cartelli: perché faremmo meglio a ricordare che lì c'è l'economia criminale di cui l'Italia e non solo, non riesce a fare a meno".