"Io penso che non è giusto che uno si alzi al mattino e decida cosa si può dire e cosa non si può dire, a meno che tu non offenda o commetta un’illegalità. In certi Paesi non si può più dire orientale: devi dire asiatico": il direttore d'orchestra Riccardo Muti, 84 anni il prossimo 28 luglio, ha espresso la sua opinione sul politicamente corretto applicato alla cultura. Secondo lui, nella lirica in particolare le parole all'interno dei libretti "andrebbero contestualizzate all’epoca in cui vennero scritte". "In una Turandot in Canada hanno cambiato i nomi di Ping, Pang e Pong in Jim, Bob e Bill. Diventa razzismo al contrario. Io trovo che tutto ciò che è estremo sia pericoloso", ha detto al Corriere della Sera.
A seguire un aneddoto sul suo 40esimo compleanno e sul "famoso naufragio. Un amico armatore aveva organizzato una festa per me a Sorrento. Peppe Barra cantava, cibo delizioso, una bellissima serata. Poi salimmo sul motoscafo, diretti a Capri, dove ero ospite del mio caro amico Umberto Tirelli, il celebre sarto. Era una notte piena di stelle, il nostro pilota si mostrò incauto e confuse le luci, d’improvviso si formò un banco di nebbia, spuntò un rimorchiatore che portava un blocco di cemento nel porto di Napoli. Mia moglie Cristina cominciò a gridare: 'Ci stiamo andando contro!'". Alla fine, ha raccontato, "il comandante virò all’ultimo ma non poté evitare la collisione e l’acqua entrò a fiotti. Il rimorchiatore ci prese a bordo. Con noi c’erano Liliana Cavani che stava girando un documentario su Napoli, il grande scenografo Ezio Frigerio, Verde Visconti (figlia del cugino di Luchino) che col suo aplomb, noi mezzi morti di paura, chiese un decaffeinato con lo zucchero, e i marinai ci guardarono come a dire: in questo disastro questa pensa allo zucchero. Era notte, ma c’era ancora gente sulla banchina e uno disse, cosa ci fa Muti con la Cavani alle due di notte? La mattina dopo tornammo impietosamente a Capri in vaporetto. Finimmo sulla prima pagina del Mattino".
Quando gli è stato chiesto se avesse dei rimpianti, poi, lui ha risposto: "La vita che passa e ti porta via gli amici e la giovinezza sono un rimpianto". Il suo sogno, invece, è "che il mondo trovi la pace veramente. Quando vediamo nei Tg bambini affamati con la scodella in mano, non possiamo restare indifferenti. L’ultima parola della Messa di Bruckner, che finisce in un soffio, è 'pace'".