Nell’era digitale la sparizione social equivale all’eremitaggio. E così ha deciso di fare Martina Strazzer, completamente eclissatasi da ogni profilo. Imprenditrice e influencer, fondatrice del brand milionario Amabile Jewels, si è data alla machia dopo il caso della dipendente incinta, prima assunta e poi lasciata a casa a fine contratto. Una vicenda delicata, raccontata dalla giornalista Charlotte Matteini, che ha causato alla Strazzer una “shitstorm” di proporzioni gigantesche, paragonabile solo a quanto accaduto a Chiara Ferragni dopo il pandoro-gate.
Al contrario dell’ex-partner di Fedez, qui la differenza sostanziale è che non c’è la presenza di reati o illeciti, ma si pone la questione morale. La giovane, infatti, si è servita della dipendente incinta per promuovere la sua azienda, salvo poi lasciarla a casa e ha creato una grande ondata d'indignazione e rabbia, che potrebbe trasformarsi in un boomerang pericoloso. Anche per un'azienda con milioni di fatturato. Il suo profilo, negli ultimi giorni, ha perso rapidamente più di diecimila followers rispetto a quando è uscita la notizia.
Le sue foto ormai sono inondate di commenti negativi e sprezzanti. E la Strazzer ha scelto la latitanza come strategia difensiva. Il caso Ferragni, però, insegna che in alcuni casi una valanga del genere è destinata a precipitare a lungo. Luca Poma, professore di Reputation Management all’Università Lumsa di Roma, spiega al sito Affari Italiani: “Come Ferragni manca di autenticità. L'autenticità è uno dei pilastri fondamentali per costruire una buona reputazione, e in questo caso è venuta a mancare. Ad oggi non mi risulta nemmeno che abbia chiesto scusa; quindi, è impossibile perdonare qualcuno che non chiede scusa. Questa è un’ulteriore evidenza del fatto che le più elementari regole della crisis communication sono ignorate o disattese. E questo dispiace, perché è una bella azienda, un bel progetto, una bella esperienza”.