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Il figlio di Riina: "Io come i bimbi di Gaza". Fdi insorge: "Via il podcast"

di Ignazio Stagnovenerdì 19 settembre 2025
Il figlio di Riina: "Io come i bimbi di Gaza". Fdi insorge: "Via il podcast"

(Screenshot youtube)

2' di lettura

L'intervista rilasciata da Giuseppe Salvatore Riina, figlio del boss mafioso Totò Riina, nel podcast "Lo Sperone" ha scatenato un'unanime condanna dal mondo politico siciliano e nazionale. Trattato come una "rockstar" dal conduttore – che lo presenta come "il figlio di uno dei più grandi boss della storia italiana" e gli riserva "un applauso di benvenuto" –, Riina junior paragona la sua infanzia a quella dei bambini di Gaza: "Perché come i piccoli palestinesi da bimbo ho vissuto sempre come se fossi in perenne emergenza". Aggiunge: "Quando dovevamo scappare da un rifugio all’altro con papà, per me era come una festa perché conoscevo posti nuovi e gente nuova. Sono pure nato nella clinica Noto, la più famosa di Palermo, col nome e cognome di mio padre. E tutti lo sapevano".

Le dichiarazioni choc non si fermano qui. Riina esalta il padre: "Mio padre era un uomo con la U maiuscola… lui non ha mai ordinato l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo". Su Giovanni Falcone: "Quando l’hanno ammazzato, non dava più fastidio alla mafia o a Totò Riina, ma ad altri dietro le quinte". L'antimafia? "È un carrozzone composto da gente che ha bisogno di stare sotto i riflettori". Sulle origini dell'arresto del padre: "Arrestato – a suo dire – perché dava fastidio, cosi’ come a un certo punto hanno dato fastidio Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro, perché erano malati e non servivano più in quello stato a quelli che detenevano veramente il denaro della mafia". Sul "tesoro" paterno: "Mi chiedono continuamente dove si trova il tesoro di mio padre. Io so solo che lo hanno arrestato quando avevo 14 anni e non parlava con me di queste cose. Quando l’hanno preso ero in sala giochi con mio fratello. Negli anni hanno fatto tanti sequestri a mio padre. Se chiedete all’intelligenza artificiale, sommerà almeno un miliardo di euro. Ma io non ne so nulla ed è inutile che me lo continuino a chiedere".

Il conduttore prevede: "Ci sarà tanta gente che non sarà a favore di quello che diremo", ma Riina replica: "Questa è la democrazia, sempre nel rispetto delle persone". La reazione politica è stata immediata e corale. La presidente della Commissione Antimafia Chiara Colosimo (FdI) ha definito le parole "feroci e crudeli come la storia della sua famiglia": "Nessuna ricostruzione fantasiosa potrà mai trasformare dei boss mafiosi in presunti uomini da ammirare". Ribadisce: "Lo Stato ha vinto, loro hanno perso. Questa è una verità che nessuno mai potrà cancellare". Il sindaco di Palermo Roberto Lagalla parla di un'intervista che "equivale a riscrivere la storia in modo vigliacco e strumentale". Il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani avverte: "La Sicilia non dimentica e non permetterà mai che si tenti di minimizzare la responsabilità di chi ha seminato morte e terrore nella nostra terra". Ancora più dura Carolina Varchi, Segretario di Presidenza della Camera e capogruppo FdI in Commissione Giustizia: "Quel podcast è fuorilegge e non può restare online: attiverò tutti i canali istituzionali per ottenerne la completa rimozione dal web".