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Koons, l’artista che trasforma il kitsch in oro

A giudizio di molti ci troviamo di fronte all’erede pressoché unico di Andy Warhol. Di sicuro, è il più quotato tra i collezionisti. E si vede...
di Daniele Priori venerdì 26 settembre 2025

4' di lettura

A giudizio di molti ci troviamo di fronte all’erede pressoché unico di Andy Warhol. Quel che è certo è che, ad oggi, Jeff Koons è l’artista contemporaneo più ricercato e quotato tra i collezionisti. Il comune di Fiorenzuola d’Arda, in provincia di Piacenza, si prepara ad accogliere la Balloons & mostra -evento Wonders a cura di Luca Bravo. L’esposizione che sarà inaugurata il prossimo 4 ottobre a Palazzo Bertamini Lucca e resterà aperta fino al 6 aprile 2026, si annuncia come uno degli eventi più interessanti e potenti della stagione artistica appena ripresa. Del resto il valore della neo-pop art è concettuale oltre che figurativo. In piena coerenza e conseguenze delle varie postavanguardie novecentesche. Koons, però, fa un salto ulteriore in avanti perché a tutti gli effetti il suo potente catalogo di opere che si compone di sculture scintillanti, spettacolari e cariche di significati simbolici, ha di fatto ridefinito il ruolo dell’arte nella società contemporanea. Traendone anche un indubbio beneficio personale.

L’artista nato in Pennsylvania settant’anni fa è, infatti, l’autore del Koons Rabbit che ha stabilito il record dell’opera d’arte più costosa firmata da un artista vivente e battuta all’asta. Nel 2019, la scultura in acciaio inossidabile, ispirata a un coniglietto gonfiabile, è stata venduta da Christie’s a New York per 91,1 milioni di dollari. Record di sempre, di tutta la storia dell’arte contemporanea. Prima di addentrarci nella mostra, vale dunque la pena riflettere proprio su due elementi e due opere firmate da Koons che meglio di altre testimoniano la sua evoluzione. Se, infatti, Jeff esordiva da “purista” della Pop Art, esibendo a New York nel 1980 delle aspirapolveri che, private della loro funzione originale, divenivano semplicemente The New , ovvero una istallazione artistica perfettamente in linea col pensiero e le precedenti creazioni del capocorrente Andy Warhol.

La vera “rivoluzione” koonsiana avverrà a seguire, quando protagonisti dei suoi “pensieri allo specchio” diventeranno prima, appunto, dei palloncini a forma di cane pagati- come detto - a peso d’oro e a seguire le creazioni di Koons hanno continuato il loro inseguimento a metà tra il grande passato della Storia dell’Arte e il possibile futuro artistico (o d’artista?) di ognuno di noi. Tutto ciò attraverso le opere dei grandi autori di tutti i tempi riprodotte e quasi spiate attraverso un disco specchiante che rappresenta a tutti gli effetti il punto di vista contemporaneo dell’artista che attraverso quello “specchio temporale” in qualche modo osserva ma diviene anche parte dell’opera stessa. Proprio questo sarà il tracciato del percorso artistico-emozionale che intende rappresentare la mostra di Fiorenzuola d’Arda. Dall’inconfondibile Balloon Dog, all’irriverente Balloon Rabbit, dal Balloon Swan alla Monkey, attraversando i secoli con la collezione Gazing Ball, fino al dialogo con l’arte classica della collezione Antiquity. «Dopo un anno di lavoro progettuale, possiamo finalmente affermare pubblicamente di essere orgogliosi di organizzare in Emilia-Romagna un evento di questo spessore» ha detto il curatore Luca Bravo. «Una mostra di caratura mondiale che offrirà allo spettatore un nuovo modo di guardare l’arte. Un vero e proprio viaggio dentro noi stessi» chiosa. «Con palloncini e porcellane, Koons trasforma il kitsch in oro e ci mostra quanto siamo disposti a desiderare ciò che non capiamo. Koons è, nel bene e nel male, l’artista che ci meritiamo. Non ci consola, non ci illumina, non ci guida. Ci riflette. Rispecchia noi stessi. E se non entriamo in vero contatto con noi stessi, siamo condannati a vivere una vita degli altri.

La vita vera non germoglia dietro a successi o status esteriori, ma è il risultato di una scoperta interiore. Questo viaggio di scoperta non è facile, ci può far scontrare con il nostro passato, con paure, conflitti, ombre, ma solo mettendoci a “specchio” con noi stessi possiamo avere l’ambizione di scoprire la vera felicità. Ogni oggetto koonsiano, ogni suo lavoro, è una carezza al narcisismo collettivo. Io sostengo da anni che Jeff si prenda gioco (in modo molto molto serio ed intelligente) del mondo dell’arte. Mette d’accordo galleristi e miliardari, star di Hollywood e direttori museali, mercati finanziari e influencer. Il suo talento è quello di metterci a nudo. E di mettere a nudo in particolare il nostro rapporto con l’arte, il lusso, il desiderio...e fondamentalmente l’algoritmo di noi stessi. La provocazione più radicale oggi non è gridare contro il sistema, ma celebrarlo. In fondo ci invita a sorridere di noi stessi. Il risultato? A volte ci indigniamo. Poi scattiamo un selfie davanti ad un Balloon dog, e sogniamo di averlo nel nostro salotto. Lui ci mostra la versione attuale di noi stessi. E lo fa così bene, che non possiamo fare altro che applaudirlo e staccare assegni da milioni».

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jeff koons

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