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L’universo fiabesco e alchemico della ribelle dell’arte surrealista

A Milano la prima retrospettiva italiana della pittrice e scrittrice “indisciplinata”. Fu espulsa dai collegi-bene, seguì interessi all’avanguardia per il suo tempo
di Vera Agosti giovedì 9 ottobre 2025

3' di lettura

Nel rosso del fuoco di un’antica cucina, figure femminili ammantate di tuniche e lunghi lenzuoli, poco più che misteriosi ectoplasmi dagli occhi enormi, praticano l’alchimia all’interno di un cerchio magico, protette da bulbi d’aglio, mentre un’oca bianca gigantesca e un animale fantastico dalle lunghe corna le sovrastano. Sul ripiano e per terra, colorate verdure contrastano con l’ambiente fumoso, dove si celebra il rito quotidiano del cucinare, mescolando sostanze, odori e sapori. Sullo sfondo un enorme camino scuro. Si tratta del dipinto di Leonora Carrington, Grandmother Moorhead’s Aromatic Kitchen (La cucina aromatica di nonna Moorhead) del 1974, che, come suggerisce il titolo, è dedicato alla cucina della sua nonna materna irlandese, che le aveva confidato di discendere dal popolo fatato d'Irlanda.

La grande oca è una creatura magica dei miti celtici, nel cerchio magico ci sono invocazioni scritte in gaelico, mentre il tavolo può apparire come un altare. La cucina è emblema della forza positiva femminile ed è intesa come laboratorio alchemico. È il luogo dove si mescolano gli ingredienti, per esempio piante ed erbe acquistate al mercato, come l’artista faceva per la tempera all’uovo, utilizzata per i suoi dipinti dai colori brillanti, ma l’alchimia era intesa anche in senso junghiano quale trasformazione personale. Un amico e mecenate di lunga data, il collezionista Edward James, disse che le sue opere non erano tanto dipinte quanto «preparate (..) in un calderone allo scoccare della mezzanotte». La tela descritta è l'immagine guida della prima retrospettiva in Italia di Leonora Carrington (Clayton-le-Woods, Regno Unito, 1917 - Città del Messico, 2011), che Palazzo Reale a Milano le dedica a cura di Tere Arcq e Carlos Martín fino all’11 gennaio. In seguito l’esposizione sarà ospitata al Museée du Luxembourg a Parigi.

La stessa Leonora scrive: «Se tutte le donne del mondo decidessero di controllare la popolazione, rifiutare la guerra, rifiutare la discriminazione basata sul sesso o sulla razza e costringessero così gli uomini a permettere la sopravvivenza della vita su questo pianeta, sarebbe davvero un miracolo». Probabilmente l’artista ebbe meno fortuna in vita di quella che sta conoscendo in questi anni perché i suoi interessi e la sua ricerca erano troppo avanzati per i suoi tempi. Femminista, ragionava sul problema dell’identità e sui diritti.

Parlava di ecologia prima ancora che ne esistesse il termine oppure di fisica quantistica. Altri suoi studi fondamentali che emergono in tante sue opere, sebbene talvolta volutamente nascosti o mascherati dall’ironia e dalle narrazioni giocose, sono l’alchimia, l’esoterismo, l’occultismo, la magia, la ricerca di forme alternative di spiritualità. I suoi personaggi sono creature fantastiche e ibride, donne-cavallo, donne-fantasma, o provengono dalla storia di diverse culture, come Gesù, Platone, Zaratustra, Buddha... La rassegna milanese segue il suo percorso di vita e di carriera, tra Inghilterra, Italia, Francia, Spagna, Stati Uniti e Messico. La Carrington nasce da un’agiata famiglia inglese.

Ama disegnare fin da piccola e la madre le insegna le storie celtiche, che entreranno nel suo immaginario. Dopo aver frequentato vari collegi cattolici, da cui è sempre cacciata, studia a Firenze, dove osserva la pittura del Trecento e del Quattrocento, la cui influenza si potrà cogliere nelle opere più tarde. Anche la scrittura di racconti e pièces accompagna le sue giornate; saranno pubblicati e messi in scena. Nel 1937 incontra Max Ernst, il maestro del Surrealismo, con il quale inizia una relazione e nel ’38 partecipa all’Esposizione internazionale surrealista.

Nell’abitazione di Saint-Martin d'Ardèche, con il compagno, si dedica a decorare la casa: lei si occupa degli infissi e in mostra è esposta una porta, oltre a un tavolino. Il rapporto si spezza, a causa della prigionia di Ernst, considerato un potenziale nemico in quanto tedesco, e la sofferenza le causa disturbi nervosi. I genitori la fanno internare in un sanatorio. Si sposa con lo scrittore e poeta Renato Leduc e poi con il fotografo ungherese Emerico (Chiki) Weisz, assistente e amico di Robert Capa. La prima esposizione della Carrington a New York risale al 1948, la prima in Messico nel 1950. Seguiranno dagli anni '90 importanti eventi e riconoscimenti. Il periodo messicano è il più creativo con i suoi lavori artisticamente più maturi e l’amicizia con altri surrealisti, tra cui la spagnola Remedios Varo.

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leonora carrington

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