Adesso che Luciana Littizzetto ci ha spiegato che “bellissima” non è un complimento ma il rutto di un maschio in andropausa partorito da una mentalità patriarcale (si riferiva a quanto detto da Trump a Meloni a Sharm el-Sheick) abbiamo ancora più chiaro cosa si debba intendere per femminismo bene orientato (l’unico ammesso). Se sul luogo di lavoro ti fanno un complimento devi mandare il malcapitato a quel paese. Perché in realtà vogliono sminuire la tua professionalità concentrandosi solo sull’estetica. Per il femminismo bene orientato la bellezza non è una virtù, anzi puzza di maschilismo da cavernicoli. Le femministe bene orientate hanno letto Simone de Beauvoir e sanno che, come diceva lei, farsi bella è una convenzione per attrarre un cuore maschile, una roba da civette.
Nel mentre ci si coccola con simili intellettualismi non bisogna dimenticare che il primo passo per combattere i femminicidi è sollecitare l’educazione sessuale e all’affettività nelle scuole. Nelle scuole già si fa ma è bene dire che il governo la vieta, anche se non corrisponde al vero. Ma soprattutto occorre legare i femminicidi a questa mancanza per poter in qualche modo creare un link tra la destra a Palazzo Chigi e la violenza contro le donne. E basta? Beh, sembrerebbe proprio di sì. Anche se occorre sempre aggiungere, per una femminista bene orientata, che Meloni non ha fatto nulla per le donne perché è di destra e si fa chiamare “il” presidente. Poi ci sono altre battaglie limitrofe: per esempio la carriera alias a scuola o anche genitore 1 e genitore 2 al posto di madre e padre. Dice: ma ci sono donne che vivono sotto regimi fondamentalisti, e ci sono ragazze islamiche in Italia ancora costrette all’infibulazione, o picchiate perché vogliono vivere all’occidentale (a volte anche uccise per questo) o soggette ad abitudini umilianti (non avere mai con sé denaro o camminare un passo indietro ai mariti).
Ma il femminismo bene orientato non può e non deve occuparsene perché queste materie possono essere strumentalizzate dalla destra. Così come non si deve parlare dei crimini sessuali compiuti da immigrati perché così si fa dello squallido sovranismo. Si fa propaganda sulle paure, sulle insicurezze “percepite”. Il nemico, per il femminismo bene orientato, è il maschio bianco occidentale etero e familista. È lui il perfetto dominatore che non vuole cedere il potere secolare conquistato tenendo le donne ai margini. E questo nemico si combatte anche con il puritanesimo lessicale. Ti fa un complimento? Malissimo: in realtà vuole soggiogarti.
Altro argomento tabù? Gli stupri di Hamas a danno delle donne israeliane il 7 ottobre e gli abusi sessuali sugli ostaggi. Temi che incrinano la narrazione sul “genocidio” in Palestina e che vanno dunque rimossi o, in alcuni casi, negati. Figuriamoci se l’Occidente, anziché autoflagellarsi, può permettersi di bacchettare i tagliagole di Hamas...
Non può farlo. Il femminismo bene orientato non ha tempo da perdere con la realtà. È occupato a stare al fianco dei nuovi gendarmi del pensiero, a supportare le “nuove fedi” elencate dal filosofo Stefano Davide Bettera: ecologismo ideologico, transumanesimo, perbenismo semantico, fascinazione per le pratiche del corpo immortale, dirittismo formalista, catechismo della fluidità di genere. Sul piano culturale la necessità di delegittimare la storia occidentale ha creato un’alluvione di studi che hanno le donne come protagoniste per ribaltare il punto di vista maschile e maschilista.
Una tendenza che ha stancato le stesse femministe come Lucetta Scaraffia: «Non ne posso più di queste donne che spuntano da tutte le parti, sembra che sempre e ovunque le donne abbiano costituito il nerbo di ogni novità, di ogni impresa... provo una leggera nausea». Infine, anche la natura è un concetto maschilista: nella donna il dato biologico va cancellato, perché condiziona la sua libertà. Le donne non sono uteri viventi. Però, volendo, possono darli in affitto...