Pure la Juve ci mancava. Lui, per carità, ce la mette tutta a non perdere l’aplomb. Solo qualche settimana fa dialogava a Torino con Jeff Bezos di spazio, intelligenza artificiale e altre diavolerie del futuro, senza mostrare alcun segno di disagio. Anzi, rivendicando che «qui a Torino cerchiamo di mostrare il futuro con aziende che nascono e altre che evolvono». Ora, senza voler troppo approfondire quali fossero le aziende a cui si riferiva John Elkann, una cosa è certa: mentre il fondatore di Amazon, secondo uomo più ricco del pianeta, reduce da una frugale cerimonia di nozze a Venezia che ha tenuto il mondo intero con gli occhi incollati sull’evento, continua a non sbagliare una mossa e tra un po’ ci porterà la spesa in giornata direttamente dalla finestra con un drone che probabilmente risponderà pure ai nostri comandi vocali, è da un bel po’ di tempo che il rampollo degli Agnelli non ne azzecca una. Intendiamoci, i periodi no capitano a tutti. Però al nipote dell’Avvocato durano parecchio. La mossa sbagliata di Carlos Tavares alla guida di Stellantis, ha portato il gruppo verso un baratro da cui sarà assai complicato uscire, tra vendite che non ripartono, strategie che non ingranano la marcia e costi di produzione che costringono il marchio non solo ad andare all’estero a fare i veicoli, ma anche a reclutare manodopera in ogni angolo sperduto del mondo per risparmiare qualcosa (nelle fabbriche serbe dove si realizza la Grande Panda dopo i nordafricani ha provato pure con i malesi, forse in onore di Sandokan, tornato alla ribalta). I conti della Ferrari vanno ancora bene, ma il futuro è fosco. Il gruppo era partito in quarta sull’elettrico, poi quando due settimane fa è stato svelato il primo modello a batteria il titolo è crollato del 15% a Piazza Affari, peggior calo dal 2016. Non vanno molto meglio le cose sulle piste.
La rossa che romba in Formula1 non vince da un anno. Piloti incapaci? Tutto può essere, ma gli esperti tendono a pensare che Hamilton e Leclerc soffrono per «una macchina inguidabile». Vabbè, però la holding di famiglia Exor mica si occupa solo di motori. Tra i gioielli di Elkann c’è anche la Vecchia Signora, la grande Juventus. Ma se il Cavallino non galoppa non è che la Zebra faccia molto meglio. Dopo l’ennesima sconfitta contro una Lazio rimaneggiata, è arrivato il benservito anche per Igor Tudor. Vabbè, direte voi, in Italia gli allenatori si cambiano come i calzini. Epperò otto giornate nella prima stagione da titolare sono un po’ pochine, l’altro cacciato nella scorsa stagione, Thiago Motta, aveva resistito fino a marzo. E il bello è che restano tutti a libro paga, con stipendi non proprio da operaio malese. Motta si becca 3,5 milioni netti a stagione, Tudor ne prende 3.
Juventus, la mano di John Elkann: il retroscena sull'esonero di Igor Tudor
La sconfitta all'Olimpico segna la fine dell'avventura di Igor Tudor sulla panchina della Juventus. Una decisio...Ok, quando il lavoro va male, resta sempre la vita privata. Ma qui, se possibile, le cose vanno ancora peggio. Il giovane Elkann è intrappolato da anni in una feroce faida familiare tra la nonna Marella e la mamma Margherita, che alla fine lo ha letteralmente travolto. Dopo aver sganciato 183 milioni al fisco per evitare la condanna per evasione Elkann ha dovuto comunque patteggiare non andare in carcere. La richiesta di “messa alla prova” è stata ufficializzata ieri al tribunale di Torino. L'imprenditore si è impegnato a lavorare per dieci mesi come tutor e come docente, nell'ufficio pastorale giovanile Maria Ausiliatrice, struttura di pertinenza dei salesiani. Che somiglia poco all’Aman Venice dove si è sposato Bezos.




