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Nichi Vendola sfregia il Vangelo: "Maria? Tutti personaggi queer"

di Andrea Valle mercoledì 10 dicembre 2025

3' di lettura

Cala il sipario alla Nuvola. L’edizione più turbolenta di “Più libri più liberi” si chiude con 100mila visitatori in cinque giorni ma, soprattutto, col punto esclamativo firmato Roberto Saviano. Anche lui si è scagliato contro quei cattivoni di “Passaggio al bosco?”? Macché. Lo scrittore napoletano le ha cantate a Zerocalcare, il centrosocialaro amico di Ilaria Salis che ha disertato la fiera della piccola e media editoria perché lui con gli estremisti di destra non vuole averci niente a che fare. «Che cosa bizzarra sentirsi puri dicendo “io non vengo a condividere uno spazio” e poi lavorare per le multinazionali. Contraddizioni in cui vivo anche io, sto su Instagram ad esempio. Per questo non mi sento puro e cerco di agire al meglio», l’ha buttata lì Saviano. «Pensare che la presenza di case editrici di estrema destra debba determinare la mia presenza qui mi ha fatto molto pensare. Le persone di quel mondo quando riescono ad accedere a un’iniziativa democratica come questa non vedono l’ora di essere attaccate», ha aggiunto. Prima si legge, poi si parla.

«Julius Evola è stato fondamentale per me, ne vedo la qualità filosofica, pure l’orrore, non posso leggere solo spazi in cui mi trovo confortato. Ho visto che viene venduto pure il libretto rosso di Stalin. Per me non bisogna avere mai paura dei libri. Venendo qui le case editrici di estrema destra hanno accettato una regola democratica quindi èuna vittoria della Fiera», ha poi sottolineato. Infine, immancabile (ci stavamo preoccupando...), l’attacco al governo: «Va fatta una manifestazione contro la partecipazione ad Atreju. Andare lì è legittimare una forma non democratica». L’effetto boomerang, per gli antifascisti, è servito. La squadra di “Passaggio al bosco” ha dovuto pure fare una capatina in Toscana per prendere altre copie dei libri polverizzati allo stand, mentre su Amazon “L’ultima raffica” di Antonio Guerin, “cronaca romanzata dell’eroica resistenza degli ultimi fascisti”, è primo nella classifica “Narrativa di azione su guerre e militari”. Stesso discorso per la casa editrice “Idrovolante”. «Abbiamo raddoppiato gli incassi, forse pure triplicato. Il libro su Codreanu (qui sotto la recensione, ndr) è esaurito da giorni, la polemica ha influito. Noi però abbiamo chiesto di evitare acquisti solidali. Non abbiamo nessuna causa, se non quella di voler pubblicare i libri che vogliamo», ha spiegato all’Ansa l’editore, Daniele Dell’Orco.

Flop, invece, a sinistra. Red Star Press, quella del “Libretto rosso di Stalin”, ha ammesso che da due anni le vendite sono decisamente in calo. Quanto alla lettera firmata da un’ottantina di intellettuali e spedita all’Associazione italiana editori per piagnucolare contro “Passaggio al bosco”, ieri ha risposto il presidente Innocenzo Cipolletta: «L’appello ha sollevato problemi e preoccupazioni che condividiamo e ha avviato un dibattito importante, su cui faremo le opportune riflessioni proprio perché siamo sensibili al tema della lotta al fascismo. Ribadiamo che, come editori, siamo contrari a ogni censura così come siamo convinti assertori dei valori della Costituzione». Un colpo al cerchio e uno alla botte. Tutti gli espositori, compresi quelli di “Passaggio al bosco”, per prender parte alla fiera hanno però firmato un regolamento che, all’articolo 24, prevede l’obbligo di rispettare “i valori espressi dalla Costituzione Italiana, della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea e nella Dichiarazione universale dei diritti umani”.

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Quindi? Ieri, alla kermesse, c’è stato spazio pure per Nichi Vendola, fresco di trombatura alle ultime Regionali pugliesi. Dialogando col giornalista Carmelo Lopapa, l’ex governatore ha perso la brocca. «Fascisti e nazisti usciti dalle fogne, una vergogna», ha detto parlando di “Passaggio al bosco”. Poi ecco il turno del suo libro, “Sacro queer”. «Tutti i personaggi chiave del Vangelo sono queer: da Maria di Nazareth alla Maddalena, fino al buon Samaritano, che nel mondo di Salvini sarebbe un trans, uno zingaro». Era iniziata male, è finita peggio...

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