Non sarebbe l'ultimo giorno dell'anno, e non saremmo in Italia, se non scattasse inevitabile la polemica sui prezzi delle cene di Capodanno ammannite a una scelta clientela dai grandi chef. E poiché l'Italia è un paese tutto coltivato a retorica, occorre avvertire che, in realtà, a tutti gli indignati che sui social se la prendono con Carlo Cracco e compagnia culinaria, della fame nel mondo non frega assolutamente niente. Infatti, se davvero questo tema fosse al centro delle loro riflessioni, farebbero qualcosa di più utile e soprattutto di concreto per affrontarlo, anziché comporre con le loro dita austere e frugali veementi tweet di condanna al menu offerto dal ristorante di Cracco in Galleria a Milano.
Naturalmente la pietra dello scandalo sono i 500 euro richiesti per consumare il cenone, bevande escluse, articolato secondo il seguente menu: insalata russa caramellata al tartufo bianco, ostrica "Vert" alla brace con mela cotogna, bernese alla curcuma e yuzu e coda d'astice a vapore, kiwi, avocado e coriandolo. Morbido (risotto) allo zafferano condito con caviale e oro. Come secondo cappone farcito in insalata, melagrana e mascarpone, quindi riso mantecato all'aringa, cavolo rapa e cioccolato amaro, e salmerino delle Alpi in crosta di sfoglia, tartufo nero e bietole. Per il dessert, leggera alla vaniglia, marroni canditi e cioccolato, e un vassoio di piccola pasticceria.
I MORALISTI
Per i moralisti tutto questo bendi Dio assomiglia, al contrario, a un'empietà, a una bestemmia. Per i moralisti siamo sempre in un momento in cui dovremmo tutti consumare meno, tirare la cinghia, ridurre le spese, frenare le voglie, reprimere i desideri, trattenerci, patire, gemere. Anche - anzi, soprattutto - la sera di Capodanno. È proprio a Capodanno che il moralista dà il meglio di sé: comincia a fustigare l'assurda abitudine di festeggiare questo che è un giorno come un altro, se la prende con l'ostentazione, il lusso, il consumismo di cui l'Occidente tramontante dà prova mentre il pianeta è, come tutti sanno, irreversibilmente spacciato, infine scorrendo sul suo smartphone equosolidale, su un social cui è iscritto e di cui è proprietario uno degli uomini più ricchi del mondo, il nostro moralista trova il menu del cenone di Carlo Cracco, che non è nemmeno il più caro, nel suo genere: Heinz Beck, alla Pergola, chiede 1450 euro a persona (ma con vini e champagne inclusi) e altri stanno sui 1000 euro. Ed è questo a far traboccare il suo sdegno, sdegno che nemmeno l'immediato tweet di aspra condanna, e la lunga, logorante zuffa virtuale che ingaggia con chi invece difende lo chef, riesce a placare. Non c'è che dire, un bel modo di accostarsi al nuovo anno, in pace con tutti e col mondo, in armonia col prossimo e con la sua ancora intatta libertà di fucilare 500 sporchi euro come gli pare.
Infatti il problema del moralista da cenone di Capodanno, è sempre lo stesso di tutti i moralisti: se gli si dà ascolto, per le ragioni più varie e tutte sacrosante, la vita stessa diventa un'operazione così complicata e ansiosa da risultare impossibile.
SOBRIETÀ
Ma lui, il moralista, non sente ragioni: la libertà di andare a cena da Cracco, oppure di festeggiare il Capodanno in solitudine a casa, mangiando una coccia di parmigiano con un calice di acqua di rubinetto, è eccessiva: tutti dovremmo festeggiare con massima sobrietà a casa, meditando sulle nostre colpe e consumando un pasto francescano che non dovrebbe superare, bevande incluse, i 18,99 euro. Solo così potremmo, la mattina dopo, guardarci allo specchio senza perdere il rispetto di noi stessi. Ma i moralisti credono di essere umili, in realtà sono spaventosamente esigenti e arroganti, psicologicamente tirannici, soprattutto con gli altri. Il loro problema, ripetiamo, non è lo spreco, il lusso, la fame nel mondo; il loro problema sono gli altri, e la sfortunata circostanza che essi godono di una libertà che li differenzia da quegli schiavi che, ai moralisti, piacerebbe fossero. Che bello un mondo in cui a Capodanno tutti mangiano lo stesso menu (due grissini e un'oliva, oppure due olive e un grissino), che sollievo ne riceverebbe il pianeta sfruttato, devastato, esaurito dall'avidità umana! Lo scontro non è tra ricchi e poveri - quello si gioca su piani ben diversi, molto più seri della questione Cracco - ma tra chi tollera le libertà altrui (non delittuose), anche quando possono dare fastidio, e chi invece le vorrebbe eliminare in nome di un afflato savonaroliano, spesso senza rendersi conto che salvare l'umanità rendendola schiava è un progetto sociale che non ha mai avuto successo.