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Psicofarmaci, allarme tra gli adolescenti: come li usano per sballarsi

di Luca Puccini giovedì 26 gennaio 2023

3' di lettura

Gli psicofarmaci. Quelli per dormire, ma anche quelli per l’umore e per le diete, quelli per mantenere l’attenzione alta. E poi gli ansiolitici. Lo Xanax, le benzodiazepine, le gocce di fiori di Bach però ingurgitate una dietro l’altra, manco fossero caramelle: per calmare la paura delle interrogazioni, per superare un compito in classe, per non avere un attacco di panico durante l’interrogazione di matematica. Gli adolescenti prendono sempre più psicofarmaci. Lo fanno per “sballarsi”, cioè a scopo ricreativo e in una percentuale che riguarda almeno un adolescente su dieci (lo dice il XXIV congresso nazionale della Sinpf, la Società italiana di neuro-psico-farmacologia). 

Ma lo fanno anche per studiare meglio, per studiare di più, per non sentirsi sulle spalle il carico di lavoro delle verifiche in aula e delle prove d’esame. Il risultato è una combo devastante, fatta di pastiglie e mix che di terapeutico non hanno più nulla. «Se queste, che originariamente sono cure, vengono usate con modalità e intenzioni diverse, non aiutano», spiega Claudio Mencacci, che alla Sinpf è il co-presiente, «anzi, possono avere ripercussioni negative».

GIÀ A 13-14 ANNI
Gli psichiatri italiani non hanno dubbi: il fenomeno degli psicofarmaci interessa ragazzini che hanno appena tredici o quattordici anni ed è in crescita anche perché questi medicinali sono facilmente reperibili. Spesso si trovano in casa, oppure si acquistano facilmente su internet: i più svegli li recuperano da qualche spacciatore del quartiere. «Rappresentano per molti un’ancora di rassicurazione», aggiunge Matteo Balestrieri, l’altro co-presidente della Sinpf, vengono assunti «per migliorare l’aspetto fisico combinati a farmaci dietetici o per potenziare i livelli di autostima, per sentirsi in forma, per migliorare il sonno e l’umore: molti giovani sono spinti a prenderli sfuggendo al controllo della famiglia». Un recente studio Espad, ossia condotto dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr, il Consiglio nazionale delle ricerche, ha messo in fila i numeri.

Il 18% degli studenti ha utilizzato almeno una volta nella vita una sostanza psicoattiva illegale nel 2021 (quella più comune è la cannabis), il 2,8% ne ha fatto un uso frequente e quasi il 10% si definisce “poliutilizzatore”, cioè ha abusato di almeno due prodotti. Non è il quadro più tranquillizzante che ci sia. Anche perché, dopo, il risvolto della questione è il cuore che ti martella durante l’appello in aula, il sudore freddo quando la prof scorre il registro: e allora è un altro giro di giostra, allora entrano in campo gli ansiolitici. Gli “aiutini” (che alla fine aiutano proprio niente) per la versione di latino. Chiedere ai farmacisti o ai medici di famiglia o ai sindacati studenteschi per credere. Oppure a Rita che (riporta l’edizione romana di Repubblica) «ho iniziato a prendere le gocce di fiori di Bach un anno e mezzo fa per l’ansia a scuola, adesso le prendo quattro volte al giorno». O ancora a Marco, che ha solo quindici anni, ma ha già sviluppato «una forte dipendenza fisica e mentale» dalle benzodiazepine.

PILLOLE FACILI
Mica è uno scherzo. Il Covid, i lockdown, la pandemia: ce lo siamo detti una marea di volte e d’accordo, è vero. Gli ultimi due anni sono stato un periodo difficile per tutti, anche (soprattutto) per i più giovani. Però qui l’allarme è davvero un po’ troppo serio. Qui il rischio è davvero di ritrovarci con una generazione dalla pillola facile e dalle mille insicurezze. Gli psichiatri sostengono la necessità di avviare una campagna di sensibilizzazione di quelle mai viste prima per spiegare, e illustrare i pericolo a cui una possibile dipendenza da abuso di psicofarmaci può far andare incontro. Perché quando vengono assunti in combinata con il tabacco o gli energy-drink o anche gli stupefacenti, il risultato può essere davvero un problema. E tra i consigli per non cadere nel vortice ci sono quelli di rivolgersi sempre a un medico, di non sottovalutare le ricadute, di seguire le indicazioni di uno specialista e di tenerli lontano (il più lontano possibile) dalla portata di chi potrebbe farne cattivo uso.

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