Sergio Mattarella
È la terza volta, in due mandati, che Sergio Mattarella firma un provvedimento accompagnandolo con una lettera piena di riserve e rilievi. Lo aveva fatto l'11 settembre 2020, poi il 23 luglio 2021. Lo rifa ora, per il decreto Milleproroghe, approvato dal Parlamento giovedì. Lo ha firmato, ma accompagnandolo con una lettera piena di critiche e di suggerimenti ultimativi.In coda, si chiede al governo e al Parlamento, sul tema dei balneari, di adottare «ulteriori iniziative», «indispensabili» se si vogliono evitare infiniti contenziosi. Per uno come Mattarella, rigorosissimo nel rispetto dei rispettivi ruoli, è un atto pesante.
Questa volta, però, la preoccupazione era tanta. Non solo per una questione generale, ma per una particolare: i balneari. Le norme scritte dal governo, a giudizio del Quirinale, rischiano di scatenare contenziosi con i tribunali, con la Ue e di mettere a rischio il Pnrr. Ma veniamo alla lettera. Il decreto in oggetto è per sua natura omnibus, in quanto serve a prorogare norme in scadenza. Questa volta, però, almeno secondo il presidente della Repubblica, la misura è stata superata. I rilievi mossi da Mattarella sono due: il primo riguarda il metodo e il merito adottato per l’intero provvedimento (ossia la «disomogeneità» delle norme contenute), il secondo riguarda un nodo specifico: le norme sui balneari.
NORME ESTRANEE
Il presidente ricorda, innanzitutto, la tipologia del decreto, che punta a «intervenire con urgenza» per prorogare norme anche diverse. «Del tutto estranei», però, «a tali interventi è la disciplina “a regime” di materie o settori di materie, rispetto alle quali non può valere il medesimo presupposto della necessità temporale e che possono essere quindi oggetto del normale esercizio del potere di iniziativa legislativa».
Si cita poi, a questo proposito, una sentenza della Consulta che ha dichiarato. Mattarella continua spiegando di aver riscontrato, nel decreto, «la presenza di norme che non recano proroghe di termini ma provvedono a introdurre o a modificare la disciplina sostanziale in diverse materie«. Insomma nel Milleproroghe non ci sono solo proroghe, ma vere e proprio riforme. Una pratica, va detto, che anche altri governi hanno usato. E infatti il presidente aggiunge di aver apprezzato l'iniziativa che il «presidente del Consiglio dei ministri ha di recente assunto. Quindi, nell'ultimo capoverso, arriva alla questione specifica: le norme sui balneari. Parla di «specifiche e rilevanti perplessità» a proposito delle «proroghe delle concessioni demaniali e dei rapporti di gestione per finalità turistico-ricreative e sportive».
PERPLESSITÀ ESPRESSE
Ricorda che la norma «è da tempo all’attenzione della Corte di giustizia europea che ha ritenuto incompatibile con il diritto europeo la proroga delle concessioni demaniali marittime«. Cita, poi, una sentenza del Consiglio di Stato. In conclusione, le disposizioni inserite nel Milleproroghe «oltre a contrastare con le sentenze del Consiglio di Stato, sono difformi dal diritto dell’Unione europea»e in contrasto con gli impegni presi nel «Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza». Ricorda, poi, che una sentenza del Consiglio di Stato ha stabilito che «gli enti concedenti potrebbero ritenersi comunque legittimati a disapplicare le norme». Tradotto: i comuni potrebbero mettere in gara le concessioni. Anche in presenza di un decreto che proroga il termine delle gare. Morale, «è evidente che i profili di incompatibilità con il diritto europeo e con decisioni giurisdizionali definitive accrescono l’incertezza del quadro normativo e rendono indispensabili, a breve, ulteriori iniziative di Governo e Parlamento». Mattarella ha deciso di promulgare il decreto solo per non far saltare tutti i provvedimenti contenuti, cosa che avrebbe creato innumerevoli problemi a tanti. Ma i problemi ci sono e li ha voluti elencare».