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Amintore Fanfani, la lezione dimenticata e il sovranismo cattolico

di Gianluca Mazzini martedì 28 febbraio 2023

2' di lettura

Quella di Amintore Fanfani (1908-1999) è stata una figura chiave della nuova Italia Repubblicana e quindi della Prima Repubblica. Per capirlo basta leggere il suo curriculum: membro decisivo dell’Assemblea Costituente, deputato e senatore in tutte le legislature, fino alla carica di Senatore a vita nel 1972. Segretario della DC negli anni ’50 e ’60, sei volte presidente del Consiglio, ministro del Lavoro, dell’Agricoltura, degli Interni, degli Esteri e del Bilancio. Presidente del Senato per 14 anni e unico italiano a ricoprire (’65) la carica di Presidente dell’Assemblea delle Nazioni Unite. Alla riscoperta dello statista aretino è dedicato il libro “Il pane quotidiano, Fanfani e il sovranismo cattolico” (la Vela editore) dello storico Gianfranco Peroncini che da anni scandaglia personaggi chiave della storia nazionale impegnati nella difesa dell’Italia come dimostrano i due saggi su Enrico Mattei e il sovranismo energetico (Byoblu editore). «Il profilo di Fanfani» spiega l’autore «è il riassunto di una complessità forse troppo ostica, per la dentatura intellettuale dei contemporanei abituati a cullarsi in confortevoli, grossolani e infantili maccanismi manichei».

Quello che diventerà uno dei “cavalli di razza” della Dc si fa notare nel ’34 quando pubblica uno studio fondamentale dal titolo “Cattolicesimo e Protestantesimo nella formazione storica del capitalismo”. Lavoro che lo fa conoscere al mondo dei cattolici statunitensi tanto che alla convention democratica del 1956 a Chicago, l’allora senatore John F. Kennedy segnalò alla platea l’autore, presente in sala, attestando pubblicamente l’influenza dell’opera dello statista italiano come una delle ragioni della sua discesa in campo in politica. La carriera di Fanfani inizia su consiglio del compagno di studi Giuseppe Dossetti che nel ’45 lo invita a dirigere il settore propagandistico della neonata Dc. Una scelta che segnerà il suo destino. Il politico di Pieve Santo Stefano è inserito nella corrente cattolica sostenuta da Padre Agostino Gemelli (fondatore dell’Università Cattolica), che intende influenzare il corporativismo fascista per portarlo su un terreno comune ma definito dai caposaldi della dottrina sociale della Chiesa.

Quella di Fanfani è una posizione anticapitalista a tutto tondo. Con critiche alla versione americana ma anche al capitalismo di Stato sovietico. Semplice ed efficace la sua analisi: il capitalismo punta solo al benessere trascurando la questione della giustizia, il comunismo si concentra sulla giustizia trascurando il benessere. «L’uomo vuole vivere nella giustizia ma con la pagnotta sul tavolo» era la sua sintesi. Ecco perché il capitalismo non è compatibile con un’ortodossa concezione cristiana delle attività economiche. Per questo Fanfani propone di realizzare una terza via sulla base dell’esperienza corporativa elaborata dalla dottrina sociale della Chiesa. Dal teorico al concreto: è lui tra gli ispiratori del centrosinistra che fa da argine al comunismo su scala nazionale; è lui che vara due iniziative dall’alto valore sociale come il piano Ina-Casa (due milioni di vani e abitazioni per 355mila italiani) e la nazionalizzazione dell’energia.

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amintore fanfani

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