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Omicidio Pasolini, caso riaperto 50 anni dopo: cosa c'è dietro

di Paolo Ferrari sabato 4 marzo 2023

Pasolini

3' di lettura

Il furto delle bobine di “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, l’ultimo film diretto da Pier Paolo Pasolini, potrebbe dunque essere stata la causa della sua morte.
Ieri mattina l’avvocato Stefano Maccioni, anche a nome del giornalista e regista de “La Macchinazione”, David Grieco, e di Giovanni Giovannetti, autore tra gli altri di “Frocio e basta” e “Malastoria”, ha presentato alla Procura di Roma una istanza per la riapertura delle indagini dell’omicidio del regista e poeta friulano di cui quest’anno ricorrono i cento anni dalla nascita. Pasolini venne ucciso il 2 novembre del 1975.

Dopo aver cenato con Pino Pelosi, allora diciassettenne, al ristorante romano Biondo Tevere, raggiunse l’idroscalo di Ostia per consumare con lui un rapporto sessuale. Arrivati sulla spiaggia, per delle pretese sessuali di Pasolini che Pelosi non voleva soddisfare, ci sarebbe stato un alterco fuori dalla vettura e il giovane sarebbe stato colpito dallo scrittore con un bastone. Pelosi se ne sarebbe allora impadronito per percuotere a sua volta Pasolini fino a farlo stramazzare al suolo. Salito a bordo dell’auto lo avrebbe quindi travolto più volte, sfondandogli la cassa toracica e uccidendolo. Pelosi venne inizialmente condannato in primo grado per omicidio volontario in concorso con ignoti. In appello venne tolto ogni riferimento al concorso di altre persone nell’omicidio. Pelosi è poi morto il 20 luglio 2017, all’età di 59 anni.

DEPISTATORE - Alla domanda su chi fossero le altre persone, Pelosi disse di non averle riconosciute, facendo confusamente alcuni nomi e cambiando molte volte versione dei fatti. «Ho depositato al procuratore della Repubblica la nuova istanza di riapertura delle indagini sull’omicidio di Pasolini, perché partiamo da un punto fermo che sono i tre Dna», ha dichiarato Maccioni riferendosi alla perizia effettuata dal Ris dei carabinieri nel 2010. Per Maccioni Pelosi è sempre stato un «grande depistatore».
A dare nuovo impulso a questa iniziativa è stata l’ultima relazione, del dicembre scorso, della Commissione antimafia, la quale aveva sentito Maurizio Abbatino, ex boss della Magliana ed ora collaboratore di giustizia, che si era “autoaccusato” di aver effettuato il furto delle pizze del film “Salò” su commissione.

ESCA - Come raccontato anche nel film La Macchinazione, Pasolini sarebbe stato così attirato all’Idroscalo di Ostia per riottenere quelle pizze in cambio di denaro. «Sappiamo che Pelosi non casualmente andò con Pasolini all’Idroscalo di Ostia per consumare un rapporto sessuale, quanto per riottenere quelle pizze», ha sottolineato quindi Maccioni. Dentro quelle pizze c’era infatti il finale del film, ha ricordato Grieco, che fu scritturato da Pasolini per “Teorema” del 1968 e poi fu assistente alla regia in “Medea” l’anno successivo.

«Non dimentichiamoci ha aggiunto Grieco - che Pasolini nonostante il centenario della nascita è ancora per la giustizia italiana un signore omosessuale che raccatta un ragazzino alla stazione Termini e lo porta all’Idroscalo di Ostia per avere un rapporto, ma il ragazzino ci ripensa, lo picchia, lo maciulla e se ne va con la sua macchina. Questa è la verità giudiziaria che noi abbiamo e questo è vergognoso».

COMMANDO - «Quella notte all’Idroscalo erano in molti e molto probabilmente - ha spiegato invece Giovannetti - si trattò di un commando misto fatto di ambienti della malavita di borgata e criminalità politica. Nel frattempo sono emersi diversi elementi nuovi, tra cui quanto rivelato da Abbatino che di fronte alla Commissione antimafia, ha ammesso di aver compiuto il furto delle pizze di “Salò”, pizze che poi verranno utilizzate come esca per attrarre Pasolini all’Idroscalo». Questi nuovi scenari investigativi dovrebbero essere sufficienti per la riapertura delle indagini per arrivare alla verità dopo 47 anni e sapere chi, come e perché è stato ucciso Pasolini. «Se riuscissimo a individuare, non tanto i sicari, anche se ce n’è uno che è ancora vivo, ma i mandanti, il caso Pasolini potrebbe essere un grimaldello per riaprire tutta la stagione della strategia della tensione in Italia, che è un pezzo di storia enorme che non abbiamo, che non possiamo tramandare ai nostri figli e che non abbiamo risolto soprattutto», ha concluso Grieco.  

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