È sempre un momento durissimo per gli aedi della vulgata resistenziale quando emergono i dati d’archivio, soprattutto se militari, che riferiscono una realtà storica completamente diversa o drasticamente ridotta. Ecco perché poi si è costretti a ricorrere alla censura e a toppe che si rivelano peggiori del buco. L’ultimo caso riguarda il Comune di Monterotondo, vicino Roma, teatro di aspri combattimenti appena successivi all’8 settembre 1943 fra soldati italiani e parà tedeschi. Gli scontri sono stati ricostruiti da Guido Ronconi, ricercatore di storia militare che vive in Germania, parla tedesco e frequenta gli archivi militari. Nel 2003, frugando tra le carte del Militärarchiv di Friburgo, si imbatte in documenti inediti delle unità di Fallschirmjäger tedeschi che furono aviolanciate su Monterotondo, il 9 settembre 1943, per conquistare palazzo Orsini, dove aveva sede lo Stato Maggiore del Regio Esercito.
Ronconi ha poi confrontato queste informazioni con i dati degli archivi storici del nostro Esercito e dei Carabinieri e, infine, con quelli dell’archivio militare francese, che possiede molti documenti video-fotografici di preda bellica.
Gli ex alleati germanici sapevano da un pezzo del voltafaccia di Badoglio: si erano premuniti per catturare i generali italiani in modo che non potessero dare ordini. Fatica sprecata: non solo gli ordini non furono impartiti a prescindere, ma soprattutto Badoglio e Roatta si erano già imbarcati per Brindisi con il re, lasciando vuoto il castello. Comunque, dato che i tedeschi incrociarono la nostra divisione Piave che si dirigeva verso Tivoli, ingaggiarono un combattimento che lasciò 54 di loro sul terreno e non 300-350 come poi tramandato.
Ronconi ha così proposto all’Istituto di Cultura di Monterotondo di pubblicare un libro, da lui iniziato a scrivere nel 2015 (e da poco pubblicato in Germania, in tedesco). L’iniziativa fu accolta dal curatore, Paolo Togninelli, che non badò all’avvertimento dell’autore: «Guardi che, da quanto emerso, alcune pagine della resistenza potrebbero uscirne radicalmente ridimensionate».
Il volume “Sprungeinsatz Monterotondo” viene così stampato nel 2021, dopo tre anni di attesa dalla firma del contratto, in 600 copie, per la cifra di 10.805,20 euro di denaro pubblico. Ma non è mai stato venduto o distribuito. Nemmeno la biblioteca comunale del paese dice di possederlo. Al Comune dicono che sarà venduto presso i Musei civici «dopo la fine dei lavori», ma dal museo negano che vi siano lavori in corso.
Il motivo? Ronconi presume che il libro sia stato ritirato per proteste dell’Anpi locale, che da sempre sostiene come agli scontri avesse partecipato eroicamente una non meglio specificata “popolazione civile”, con una sorta di resistenza ante litteram, primo sussulto della nuova Italia antifascista. Secondo il vicepresidente Anpi Enrico Angelani fu «il primo episodio della resistenza e l’occasione per organizzare un vero e proprio nucleo partigiano». In due pagine del volume di Ronconi, si fa luce sulla presunta partecipazione agli scontri di questa “popolazione civile”: due ragazzi, di cui è noto solo il nome di uno, Dario Ortenzi. Era un 17enne che si trovava nei campi, fece da guida a una pattuglia di soldati italiani e poi prese parte ai combattimenti, guadagnandosi una medaglia d’argento. Anche il recente volume di Massimo Lucioli-Massimo Castelli “Monterotondo 9 settembre 1943” smentisce la leggenda rossa: “Solo tre o quattro persone, tra le molte decine di civili chiusi nel Castello, chiesero ai militari delle armi per poter partecipare agli scontri, ma ciò non fu possibile per mancanza di armi e munizioni. (...) Quindi la partecipazione ai combattimenti di masse di civili in armi, tanto enfatizzata nel dopoguerra, è smentita non tanto nei fatti, perché qualche civile partecipò, bensì nei numeri, che furono, in realtà, totalmente irrisori”.
Commenta amaramente Ronconi: «Ovviamente sto valutando azioni legali nei confronti del Comune, perché non posso accettare che il frutto di annidi ricerche venga semplicemente censurato. Se l’avessi saputo mi sarei rivolto a un altro editore, mentre ho deciso di offrire il libro a Monterotondo perché ero, e sono tuttora, consapevole dell’importanza di questi avvenimenti per la cittadinanza e volevo quindi fare cosa gradita ai cittadini tutti». Ma, si sa, la verità è un dono gradito a pochi.
Il bilancio delle devastanti inondazioni causate dalla tempesta che ha colpito il Texas centrale sale ad almeno 51 morti. Ventisette i dispersi.Il dato ufficiale fornito dalle autorità parla ancora di 43 vittime ed è probabile aumenti nella zona più colpita della contea di Kerr. Sempre le autorità sabato in una conferenza stampa hanno dichiarato che 15 delle vittime erano bambini. Il governatore Greg Abbott ha promesso che le squadre avrebbero lavorato 24 ore su 24 per soccorrere e recuperare le vittime. Ancora da ufficializzare il numero delle persone disperse, a parte 27 bambine che si trovavano in un campo estivo femminile.