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Fisco, la rivoluzione delle tre aliquote: come cambia la busta paga

di Sandro Iacometti sabato 18 marzo 2023

3' di lettura

Altro che aiuti agli evasori. E regali a chi i soldi c’è li ha già. La sintesi della riforma fiscale scodellata con una legge delega che, parola del direttore dell’Agenzia delle entrate “renziano” (fu Matteo il primo a metterlo in sella), viene per la prima volta presentata ad inizio legislatura e non alla fine, la fa il presidente dei deputati di Forza Italia, Alessandro Cattaneo: «La priorità non è la redistribuzione, come dice Elly Schlein, per noi la priorità è creare ricchezza». Concetto da incorniciare che aveva già espresso con chiarezza Giorgia Meloni nel suo discorso di insediamento a fine ottobre, aggiungendo che il motto del governo sarebbe stato quello di «non disturbare chi vuole fare».

Due capisaldi intorno a cui ruota la riforma del fisco che però, con buona pace delle accuse che in questi giorni le vengono rivolte, volgerà anche buona parte dello sguardo a chi è in difficoltà, intervenendo sull’Iva (probabilmente azzerata) per i beni di prima necessità, sulla no-tax area per i redditi bassi e non toccando le aree più sensibili delle tax expenditures (sanità, scuola e interessi sui mutui). Su questo terreno ieri il premier di fronte alla platea della Cgil ha fornito più di un assaggio. Meloni ha sottolineato il fatto che anche i lavoratori avranno benefici dalla riforma, che andrà a incidere soprattutto «sui redditi medio bassi» visto che attraverso l’ampliamento dello scaglione più basso interesserà, assicura, «la gran parte dei dipendenti dentro la prima aliquota». Ed entro la legislatura ci sarà «un taglio del cuneo fiscale decisamente più significativo di quello attuale». In più le spese per «asilo, bus, istruzione» diventeranno «interamente deducibili» e ci sarà anche «la monetizzazione» dei fringe benefit in casi particolari come «la nascita dei figli». Tra le novità anche l'aumento della no tax area per i lavoratori (oggi a 8.174 euro che sarà equiparata a quella dei pensionati a 8.500 euro), oltre alla flat tax sui redditi incrementali anche per i dipendenti.

Passando dagli aiuti alla creazione di ricchezza, il piatto forte sarà la riduzione delle imposte sulle imprese. Non tutte, però. Il governo, ha spiegato la Meloni, punta ad «abbassare l’Ires, che sarà necessario quando entrerà in vigore la global minimum tax al 15%, per non penalizzare le nostre imprese» ma l’idea è di «abbassarla solo per quelle che investono e assumono in Italia», tutte le altre «possono continuare a pagare il 24%». Il principio è «più assumi, meno tasse paghi». Altri dettagli, sempre ieri, sono arrivati da Maurizio Leo, il viceministro all’Economia che lavora direttamente al dossier. Intanto, intervenendo ad un video forum del Sole 24 Ore, Leo ha annunciato che le tre aliquote potrebbero arrivare già nel 2023. Quanto alle ipotesi, non indicate nella delega, l’esponente di Fratelli d’Italia, ha spiegato che «sono 23%, 27% e 43% o 23%, 33%, 43%», aggiungendo che la flat tex resta sul tavolo come «obiettivo di fine legislatura».

PRIMA NECESSITÀ
Sull’Iva, il viceministro ha detto che «oggi una bottiglia d'acqua ha il 22%, si può riportare al 10%. Si può rivisitare l'aliquota della carne e del pesce. O ancora pensare a un’aliquota zero per i prodotti dell'infanzia o per beni di prima necessità». Sul capitolo Irap, invece, Leo ha premesso che «bisogna tener conto della spesa sanitaria per le Regioni, ma si vuol andare incontro a una sua graduale eliminazione. Le società di capitali avranno una sovraimposta». Mentre per le imprese individuali il governo vuole introdurre l’Iri: «Cioè nel momento in cui si produce un reddito questo deve essere tassato con aliquota flat se non viene distribuito; nel momento in cui c'è la distribuzione o il prelievo da parte dell'imprenditore individuale ci sarà una tassazione con la progressività come avviene per le società di capitale».

Ultimo ma non ultimo, il rapporto tra fisco e contribuenti, altro perno della riforma. La sanzione penale, ha detto Leo, «ci deve stare veramente nei casi gravi, come frode, omessa dichiarazione, fatture per operazioni esistenti, dove c'è un comportamento callido, subdolo del contribuente; ma nei casi in cui c'è tra virgolette un'evasione di necessità, in cui il contribuente ha esposto tutto, nella dichiarazione ha messo tutti gli importi ma non ce l'ha fatta a pagare, si applicheranno sanzioni amministrative ma non quelle penali. Questa è un po’ la logica».

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