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Matteo Salvini, il "Codice" ammazza-burocrazia: ecco cosa cambia

di Fabio Rubini mercoledì 29 marzo 2023

 Matteo Salvini

3' di lettura

Matteo Salvini lo aveva promesso. E lo ha fatto. In soli cinque mesi l’Italia ha un nuovo Codice degli appalti pubblici. Si tratta di norme più snelle che consentiranno alle imprese di non perdere mesi - se non anni - invischiate nelle pastoie burocratiche. Ed è proprio così che in un video registrato al termine del Consiglio dei ministri, il vice premier Salvini lo presenta: «Meno burocrazia, meno perdite di tempo, più fiducia alle imprese e ai sindaci; fiducia alle imprese dei territori, alle imprese anche artigiane. Significa - conclude il leader della Lega più cantieri, più lavoro e più sicurezza in tutta Italia. Dalle parole ai fatti!».

Andando nel concreto, si legge in una nota del Ministero dei Trasporti (Mit), che con queste nuove norme «per fare una gara si risparmieranno dai sei mesi ad un anno», grazie innanzitutto alla digitalizzazione delle procedure che entreranno in vigore a partire dal primo gennaio 2024. Verrà poi istituita una banca dati degli appalti che conterrà tutte le informazioni sulle imprese. «Una sorta di carta d’identità digitale - la definisce il Mit - consultabile sempre». Il vantaggio è evidente: «chi partecipa alle gare non dovrà ogni volta produrre plichi di documentazione, con notevoli risparmi di costi e soprattutto di carta. Una norma apprezzabile - chiosa la nota - anche sotto il profilo ambientale».

AFFIDAMENTI PIÙ SNELLI - Nel testo approvato ieri è presente anche la liberalizzazione degli appalti sottosoglia. Cioè «fino a 5,3 milioni di euro le stazioni appaltanti potranno decidere di attivare procedure negoziate o affidamenti diretti, rispettando il principio della rotazione». E ancora: «Fino a 500 mila euro le piccole stazioni appaltanti potranno procedere direttamente senza passare per le stazioni appaltanti qualificate». Anche in questo caso il risultato è un taglio notevole dei tempi, soprattutto per i piccoli Comuni che «devono procedere a lavori di lieve entità che hanno tanta importanza per la vivibilità dei luoghi e il benessere delle proprie comunità».

Non è finita qui. Col nuovo testo rivive l’appalto integrato. In questo modo, spiegano dal Mit, «il contratto potrà avere come oggetto la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori sulla base di un progetto di fattibilità tecnico-economica approvato. Inoltre per garantire la conclusione dei lavori si potrà procedere anche al subappalto cosiddetto “a cascata”, senza limiti».

Un altro tema caro al vice premier Salvini è quello della ritrosia di tecnici e amministratori a firmare le procedure d’appalto. Questo tema è trattato nel punto “Nessuna paura per la firma”: «Niente colpa grave per i funzionari e i dirigenti degli enti pubblici se avranno agito sulla base della giurisprudenza o dei pareri dell’autorità». E tutele simili sono previste dal nuovo codice anche per quqnto riguarda la delicata questione dell’illecito professionale.

NON BASTERÀ PIÙ DIRE “NO” - Il nuovo codice prevede anche la figura del “dissenso costruttivo”. In pratica se un ente si oppone a un progetto in sede di conferenza di servizi, non solo dovrà motivare il suo “no”, ma dovrà anche indicare una soluzione alternativa per superare il problema. Semplificazioni sono poi previste anche perla “valutazione di interesse archeologico”, che dovrà essere effettuata «contestualmente alle procedure di approvazione del progetto, in modo da non incidere sul cronoprogramma dell’opera». Chicca finale la nuova norma sui materiali ribattezzata “Prima l’Italia”. Si tratta di una sorta di salvaguardia per il “Made in Italy” che prevede delle premialità tra i criteri di valutazione dell’offerta, in base alla percentuale rispetto al totale, dei prodotti originati italiani o dei Paesi Ue. Un provvedimento che viene letto dal Mit come «una tutela per le forniture italiane ed europee dalla concorrenza sleale di Paesi terzi». Sulla carta questo nuovo codice si presenta come un’autentica rivoluzione. 

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