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Berlusconi? Vogliono seppellirlo, ma il Cav è ancora in sella

di Pietro Senaldi domenica 9 aprile 2023

3' di lettura

Se c’è una cosa che il ricovero di Silvio Berlusconi all’alba di giovedì ha dimostrato è che la numerosa famiglia del Cavaliere e Forza Italia, malgrado il cambio d’assetto interno, sono molto più compatti di quanto chiunque immaginasse. Il grande spavento ha anche dimostrato che l’uomo di Arcore è circondato da una ricca compagine di amici solleciti e fidati e può contare sull’affetto di milioni e milioni di italiani, ma questo attiene solo il lato umano e quindi ai retroscenisti, politici ed economici, interessa poco. La giornata di ieri è stata scandita dai due vaffa che dalla cerchia di Berlusconi sono partiti alla volta di chi, da giorni, sta celebrando un funerale, politico s’intende, senza il morto. Il primo, pacato, è la smentita dettata da “persone vicine alla famiglia” dei “fantasiosi progetti, intenzioni e scenari” riportati in questi giorni su giornali non vicini al centrodestra, in base ai quali la Meloni, con il consenso di Marina Berlusconi, avrebbe già lanciato un’opa su Forza Italia e i figli sarebbero intenti a spartirsi e riprogettare il futuro delle aziende di famiglia. Il secondo, più vibrante, nelle corde del personaggio, è la stroncatura che Alberto Zangrillo, il dottore curante di Silvio ha fatto del collega del Gemelli, l’ematologo che ha sentenziato che il Cavaliere ormai è fisicamente fuori dai giochi e al quale il primario del San Raffaele ha ricordato che «i medici seri non parlano di casi clinici che non conoscono» e chi lo fa risulta «ridicolo e imba razzante».

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È evidente a tutti che la posta di cui si parla è gigantesca ma, parafrasando Mark Twain, “spiacente di deludervi, ma le notizie su un Berlusconi in disarmo sono fortemente esagerate” e il fatto che a riportarle siano organi di stampa che da trent’anni mettono in croce il Cavaliere, dimostra come gli interessi di parte, o le speranze, prevalgano sempre sul buon gusto. Le speranze, nella fattispecie, sono che Forza Italia si sfaldi il più in fretta possibile, così da indebolire il governo e riaprire i giochi. Certo, nel giorno in cui Silvio non dovesse più tirarne le fila, il partito azzurro pagherà dazio, e nessuno può dire cosa ne sarà.


Ma, forse più naturalmente che per assurdo, il grande spavento ha calmato le acque anziché agitarle e il ricovero, fatte salve le prime ventiquattr’ore, ha riattivato il protagonismo del Cavaliere e la sua voglia di lottare su tutti i fronti, non solo su quello della salute. Se Arcore a tratti era diventato una sorte di buen retiro, da dove la volontà del Cavaliere cadeva sul Palazzo attraverso un meccanismo simile al telefono senza fili, negli ultimi giorni, compatibilmente con lo stato di salute, il leader di Forza Italia è tornato a giocare in prima persona tutte le partite. E questo ha ricompattato il partito dopo i giorni di maretta seguiti all’avvicendamento del capogruppo alla Camera. Insomma, contrariamente a certe ricostruzioni, né Silvio né Marina hanno messo il cartello vendesi o cercasi nuovo capo, richiesta impegno h 24, fuori dalla porta di Forza Italia. Tantomeno sono in corso passaggi di testimone pilotati, a Tajani, Renzi, Crosetto o chicchessia. Anche perché sarebbero inutili. 

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