Come ha spiegato più volte Giulio Tremonti, «il Pil non si fa per legge». Verissimo. Però si può spingere o frenare. Con le politiche industriali, con quelle fiscali e, non ultimo, con la fiducia, che alimenta investimenti e consumi. Inutile - "' stare qui a chiedersi quali fattori abbiano davvero fatto la differenza negli ultimi mesi. Quello che conta è che mentre l’Europa sembra aver tirato il freno a mano, l’Italia, che tutti fino a poco fa davano per mezza morta è ripartita con un’energia che era francamente difficile mettere in conto. Alla faccia di gufi e cassandre, il Pil nel primo trimestre dell’anno è salito dello 0,5% (+1,8 sul 2022). Ben oltre le attese degli analisti (+0,2 e +0,4%) e con una crescita acquisita per il 2023 (nell’ipotesi assai improbabile di variazioni nulle nei prossimi trimestri) dello 0,8%, praticamente un pelo sotto le stime tendenziali contenute nel Def (+0,9%). Vi sembra poco? Per avere un’idea di come stia andando la congiuntura nel Continente vi basti pensare che il pil della Francia si è fermato allo 0,2%, quello della Germania è letteralmente fermo, mentre quello dell’Eurozona non ha superato l’1% (+0,3% la media Ue).
ARMA EFFICACE
Magra consolazione nel momento in cui l’Europa si prepara a riportare la nostra finanza pubblica nell’angusta gabbia delle regole del patto di stabilità? Tutt’altro. Come ha ripetuto fino allo sfinimento Mario Draghi è come sanno bene anche dalle parti di Palazzo Chigi, la crescita è l’arma più efficace non solo per rimandare al mittente i diktat di Bruxelles ma anche per mettere il Paese al riparo dagli speculatori finanziari che, complici alcune agenzie di rating e alcune banche d’affari, sono tornati a ronzare intorno ai nostri titoli di Stato. Di qui la soddisfazione di Giancarlo Giorgetti, secondo cui «l’ambizione responsabile paga» e il dato «smentisce i profeti di sventura che avevano diagnosticato una possibile recessione per il nostro Paese». Ma pure quella del titolare delle Imprese, Adolfo Urso, che plaude soprattutto alla «grande vitalità delle imprese», riferendosi anche agli altri numeri snocciolati ieri dall’Istat, che dopo il lieve arretramento di gennaio hanno registrato a febbraio una ripartenza del fatturato dell’industria in termini congiunturali dell’1,3% (su base annua l’incremento è del 7,2%).
Festeggiamenti a cui si sono uniti anche i vicepremier Matteo Salvini («Alla faccia dei gufi, grazie a lavoro e sacrifici di imprenditori e lavoratori l’Italia cresce, più di Francia e Germania. Bene così») e Antonio Tajani («La visione e l'ambizione del Governo si traducono in crescita economica»). Ma la più contenta della ripartenza italiana, dopo la giornata nera dello scivolone parlamentare sul Def, è sicuramente Giorgia Meloni, che è a Londra oltre che per rinsaldare l’asse con Rishi Sunak e con i suoi Tory anche per dare segnali rassicuranti alla comunità finanziaria della City. Ed una crescita sopra le attese è la ciliegina sulla torta. «C'è una ripresa dell'ottimismo, non si può sempre fare il Tafazzi di turno», ha detto ieri il premier usando un linguaggio forse poco comprensibile sulle rive del Tamigi, ma assai eloquente per i suoi connazionali. Si tratta di un dato, ha aggiunto ribadendo uno dei suoi mantra fin dal discorso di insediamento, che «sprona il nostro governo a far ancora di più per sostenere chi produce ricchezza nella nostra nazione».
IL SEGNALE AI MERCATI
Poi, mandando un segnale ben preciso a chi nelle ultime settimane è tornato ad esprimere dubbi sulle capacità dell’Italia di restare sui binari, ha spiegato: «I mercati preoccupati? Questa preoccupazione non la leggo, che quel che vedete è uno spread sotto la media dello scorso anno, la Borsa sale, abbiamo una previsione di crescita del pil più alta di Francia e Germania e di quel che era stato previsto. Ai mercati interessano i fatti». Parole rivolte anche a Bruxelles, dove il commissario Paolo Gentiloni ha dovuto ammettere che la crescita italiana supera le attese, ma dove si sta intensificando il pressing di Germania & C per inasprire la già poco tenera riforma del Patto di Stabilità. Tema che, insieme all’immancabile Mes (ieri anche la Bce ha invocato la ratifica), sarà sul tavolo oggi dell’Ecofin di Stoccolma, dove ieri pomeriggio è giunto anche il ministro Giorgetti, dopo aver messo al sicuro il Def.
Il bilancio delle devastanti inondazioni causate dalla tempesta che ha colpito il Texas centrale sale ad almeno 51 morti. Ventisette i dispersi.Il dato ufficiale fornito dalle autorità parla ancora di 43 vittime ed è probabile aumenti nella zona più colpita della contea di Kerr. Sempre le autorità sabato in una conferenza stampa hanno dichiarato che 15 delle vittime erano bambini. Il governatore Greg Abbott ha promesso che le squadre avrebbero lavorato 24 ore su 24 per soccorrere e recuperare le vittime. Ancora da ufficializzare il numero delle persone disperse, a parte 27 bambine che si trovavano in un campo estivo femminile.