Buone notizie sul fronte del commercio estero extra Ue. Marzo si è chiuso con un saldo positivo fra importazioni ed esportazioni pari a 8,4 miliardi di euro. Un dato particolarmente significativo se si pensa che a marzo 2022 era stato negativo per 793 milioni. Il deficit energetico (-5,3 miliardi) è inferiore rispetto a dodici mesi prima, quando aveva raggiunto gli 8,5 miliardi, mentre l’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici, pari a 13,7 miliardi, è elevato e in forte aumento rispetto a marzo 2022, quando si era fermato a 7,7 miliardi. Ed è stato proprio il forte avanzo nell’interscambio dei prodotti non energetici che ha generato il surplus commerciale con i paesi extra Ue.
«Il più elevato da oltre trenta anni» a questa parte, segnala l’Istituto di statistica. Nonostante un rallentamento congiunturale delle esportazioni di beni di consumo, registrato proprio a marzo scorso, l’export è cresciuto del 28% verso i Paesi del Mercosur (+28%), la Cina (+26,3%), la Turchia (+25,4%), i paesi Asean (+20%) e gli Stati Uniti (+9,3%). Per contro, si riducono le vendite verso Giappone (-9,8%), Svizzera (-9,3%), Gran Bretagna (-7,9%) e paesi Opec (-3,6%). Le importazioni da tutti i principali paesi partner extra Ue sono tutte in forte calo su base annua. Le flessioni tendenziali più ampie riguardano gli acquisti dalla Russia, calati addirittura del -91,7% e quelli dalla Cina (-34,4%). Nel primo caso ha pesato chiaramente il taglio alle importazioni di gas naturale scattate dopo l’invasione russa dell’Ucraina e in risposta al ricatto energetico di Putin verso l’Europa.
Nel secondo è entrata in gioco pure la frenata su scala planetaria dell’export di componenti tecnologici e semilavorati dalla Cina, innescata dalla crisi planetaria delle materie prime e dalle speculazioni che ne sono seguite. Il saldo resta positivo anche se si estende la prospettiva ai primi tre mesi dell’anno in corso. Da gennaio a marzo le esportazioni tricolori sono cresciute dell’1,3%, trainate in particolare dalle maggiori vendite di beni di consumo non durevoli (+9,2%). Nello stesso periodo, l’import segna una netta riduzione congiunturale (-19,2%), generalizzata e più marcata per energia (-29,8%). A conferma dello sforzo sostenuto dall’Italia nel ridurre le importazioni di gas e petrolio, soprattutto per affrancarsi dalla dipendenza da Mosca. In netto calo, comunque, l’import dai Paesi Opec (-14,1%), Stati Uniti (-24,5%), Asean (-23,5%).