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Varoufakis, il declino dell'idolo del Pd: come si è "suicidato"

di Carlo Nicolato martedì 23 maggio 2023

2' di lettura

Non c’è dubbio che Yanis Varoufakis serbi ancora un certo sinistro fascino. Di comunisti pelati dalla mascella granitica se ne sono visti tanti nella storia, specie in casa nostra, ma non di postmarxisti intellettualoidi con un debole per gli immigrati clandestini. Quelli di solito vanno in giro in bici, coltivano una chioma generosa e brizzolata, se ancora possono permettersela, e al massimo indossano una giacca di velluto demodè.

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Lui invece, a 62 anni suonati, sfreccia in giacca di pelle attillata per le strade di Atene in sella alla sua Yamaha: sembra quasi un picchiatore fascista, se non fosse che invece recentemente hanno picchiato lui ma non sono stati i fascisti, bensì proprio quelli che avrebbero dovuto votarlo e che domenica scorsa si sono guardati dal farlo. E perché mai? Forse se avesse pensato bene a quel pugno in faccia ricevuto a marzo nell’anarchico Exarchia, avrebbe evitato di prendersela con il vecchio amico Tsipras, anche lui uscito con le ossa rotte dalla sfida elettorale.

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Ma almeno l’ex premier, che ha perso la bellezza di 600mila voti, ha mantenuto il suo seggio in Parlamento. Yanis sostiene che se Tsipras gli avesse dato retta e avesse fatto con lui un accordo elettorale le cose sarebbero andate meglio per tutti, ma come avrebbe potuto farlo dopo che egli stesso lo ha accusato di essere un po’ «come la Meloni», ovvero di essere stato «assorbito dall’establishment» dopo essere stato paladino della Grexit (nel caso di Giorgia dell’Italexit, ma forse dovrebbe conoscere un po’ meglio la storia del nostro premier).


IL DECLINO

Per Varoufakis tale processo è avvenuto proprio dopo il referendum e l’accettazione da parte del governo cui era ministro dell’Economia delle condizioni della Troika. Nonostante lui si sia defilato per tempo, quelli di estrema sinistra, cioè in sostanza quelli che gli hanno dato un pugno in faccia, lo accusano ancora di essere comunque stato corresponsabile dell’umiliante programma di austerity. I suoi elettori naturali invece, cioè quelli che hanno abboccato al populismo chavista di Syriza, lo accusano di essere un traditore. Il risultato è che MeRA25, cioè il suo partito, è arrivato ottavo, fallendo lo sbarramento del 3% e Varoufakis ha perso il suo seggio.

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Il primo commento a caldo è comunque stato riservato al vincitore Mitsotakis. La «Erdoganizzazione e Orbanizzazione della Grecia è ora completa» ha detto. Poi però ha fatto una promessa: «Che tu sia d’accordo o in disaccordo, devi ammettere che il programma di governo del partito è un programma davvero interessante e utile, un contributo al dialogo pubblico», aggiungendo infine che tale programma sarà rivisto e riproposto, magari anche tra un mese, quando probabilmente si tornerà al voto. Quanto ad eventuali collaborazioni, nisba, «in nessun caso. Sapete benissimo che durante le elezioni non ci sono opzioni per un accordo programmatico». 

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