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Anna Falcone, "silurata" in Parlamento ma regina dei talk: la pasionaria della Schlein allo sbaraglio

di Claudio Brigliadori giovedì 25 maggio 2023

5' di lettura

Parlantina sciolta e puntuta. Messa in piega perfetta e trucco senza sbavature (ma guai a definirla "bella donna"). Parole d'ordine? Anti-fascismo, ecologismo, diritti civili, pluralismo, Costituzione. Ed Elly Schlein, tanta Elly Schlein. In fondo, è stato proprio il successo alle primarie della segretaria del Pd a rilanciare alla grandissima le quotazioni di Anna Falcone, volitiva avvocato calabrese classe 1971. Da Cosenza alla grande politica, senza passare dal Parlamento (almeno finora) ma dagli studi televisivi, quelli sì. Basta dare un'occhiata al suo profilo Instagram: praticamente un auto-spot costante, con gli annunci delle sue partecipazioni ai talk e, nei casi migliori, con la raccolta da greatest hits dei suoi interventi. Una spruzzata di Rete 4, da Veronica Gentili a Controcorrente, ma soprattutto tanta, tanta La7. Lilli Gruber, Tiziana Panella, Giovanni Floris: la sua agenda negli ultimi mesi scoppia e pare aver trasferito lo studio legale nei salottini della sinistra catodica. Dimensione perfetta: era la sodale di Tomaso Montanari e oggi, in proprio, si gioca la partita come nuova pasionaria dello schleinismo. 

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IN PRINCIPIO FU INGROIA

La Falcone ci ha messo una decina di anni per arrivare al grande pubblico. Nel 2013 aveva tentato la candidatura con Rivoluzione civile, il bislacco tentativo di sbarco nel Palazzo di Antonino Ingroia. Andò malissimo, sia all'ex pm sia alla giovane togata. Che però non si è data per vinta e, forte di una cultura da costituzionalista e con un forte retaggio familiare socialista, ha approfittato della scalata di Matteo Renzi per farsi una reputazione da oppositrice politica. Scomodo grillo parlante progressista, imbrocca la casella giusta diventando vicepresidente del Comitato per il No per il Referendum del 2016. Insieme a Montanari, anima la campagna anti-renziana e vince. Primo momento di gloria, che però non le garantisce l'incasso elettorale immediato. Pochi mesi dopo, scioglie il movimento civico Quelli del Brancaccio e si mette in lista con Liberi e uguali. I suoi fan non la prendono bene e le contestano il "tradimento". "Perché non ti sei candidata con Potere al popolo?", le chiede qualcuno in calce al post con cui annuncia la sua discesa in campo. "Più che idee dal basso qui si manifesta chiaramente un arrivismo politico. Auguri...". Profezia funesta ma corretta: il partito di Pietro Grasso e Laura Boldrini non supera la soglia del 3% e anche la Falcone resta a casa. 

GRAZIE ELLY

Passano anni difficili, come quelli del centrosinistra. Prima il sovranismo, poi il matrimonio con i 5 Stelle, le scissioni, il Covid, il governo di unità nazionale con la Lega e Forza Italia. In questi mesi la voce della Falcone, sempre molto attiva sui social, non sembra poter conquistare la ribalta. Mentre Montanari cavalca i temi dell'emergenza democratica, Anna è un po' frenata e si perde nel delirio mediatico della pandemia. Ma il suo momento sta per arrivare e coincide, come detto, con la crisi radicale del Partito democratico che apre una autostrada a chi chiede un ritorno al passato. Clima, diritti gay, sinistra-sinistra: è lo schleinismo, bellezza, e la Falcone ne diventa l'espressione perfetta lato "società civile". Una bella formula neutra, quest'ultima, che spesso maschera la più banale propaganda.

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LA RIBALTA TELEVISIVA 

Donna, preparata, combattiva. Sempre sul punto di esplodere per indignazione o semplice insofferenza, piccatissima. La Falcone che conquista la tv dal gennaio 2023 è un format perfetto per animare i dibattiti e garantire qualche tono esagitato. Prime scintille in cronaca? Il confronto con la meloniana Chiara Colosimo (ben lontana ancora dal diventare presidente della Commissione Antimafia) nel gennaio del 2023 a Tagadà, su La7. La Falcone, parlando di bollette, fa la lezioncina: "Quello che mi aspetto da questo governo è che un governo di destra dovrebbe fare in questo momento: e cioè fare più politiche pubbliche, a quello che è l'interesse per il Paese che non può essere quello di andare dietro alle speculazioni e alle privatizzazioni". "Le posizioni di destra le sceglie la destra - la rimette al suo posto l'esponente di FdI -. Noi non abbiamo ideologie, ma delle idee. Ringraziando il cielo. Nel 2023 le idee sono bellissime, le ideologie no". L'esatto opposto della Falcone, a essere maliziosi.


 

QUALE PLURALISMO?

Tra gli argomenti preferiti della Schlein c'è sicuramente quello delle nomine Rai. E la Falcone, ospite di DiMartedì, tuona: "Un unico obiettivo, l'azzeramento della pluralità". Smemorata, la signora, scandalizzata per l'addio di Fabio Fazio, costretto suo malgrado ad andarsene a Discovery a 10 milioni di euro. Un bavaglio dorato. "Questa è una democrazia ed è un principio costituzionale fondante, le minoranze non hanno solo un diritto di tribuna e hanno il diritto di essere rappresentate. Senza una informazione libera e plurale, in cui anche chi governa accetta il fatto che si possa pensarla liberamente, non c'è democrazia". Alessandro Sallusti, direttore di Libero, ascolta in collegamento e poi la corregge: "Va bene e condivido, però la trasmissione meno pluralista messa in onda dalla Rai era quella di Fazio". "Peccato che era una di quella che faceva più profitti e più ascolti", replica la Falcone, sarcastica. "Nonostante qualche comparsata da utile idiota, la trasmissione di Fazio era ciò che di meno pluralista c'è in questo paese e nella televisione italiana - prosegue Sallusti -. Nessun commentatore, nessun giornalista, nessun esponente della destra è mai andato da Fazio. Il dibattito politico di Fazio era tra De Bortoli, Saviano e Giannini. Capisce... E lei mi parla di pluralismo?". Peccato per la Falcone, lei non ha fatto in tempo ad andare a Che tempo che fa. Ma non disperi: potrà rimediare sulla Nove.

MAI DIRE DONNA

Il mix democrazia-pluralismo-femminismo raggiunge forse il suo apice martedì sera, sempre da Floris. La Falcone recita il De Profundis alla libertà di stampa e Massimo Magliaro, storico della destra e presidente della Fondazione Almirante la riporta con i piedi per terra: "La Rai, il pluralismo... Parole". "Fregnacce", lo corregge la Falcone ironicamente. "No no, questo lo dice lei e io mi accodo. Su 10 testate Rai 9 erano di sinistra. Dove sta il pluralismo? Risponda a me". "Io mi aspetto da questo governo...", "No no non parli di filosofia e mi risponda", "Io parlo di diritto, non di filosofia e ascolti anche me quando parlo". "Io l'ho ascoltata prima, adesso parlo io e lei mi ascolta, è chiaro?". Floris chiede ai suoi ospiti di non scaldarsi troppo, ma ormai è tardi. "Il pluralismo e l'informazione libera sono scritti in Costituzione, se per lei la Costituzione è prepotenza se la vada a leggere a la impari una volta per tutte", urla dalla sua cattedra immaginaria la Falcone. "Lei è prepotente! Con il fatto che è una bella donna non può dire tutto, sta dicendo idiozie". L'uscita sulla "bella donna" guadagna a Magliaro l'etichetta di "sessista". Elisabetta Piccolotti, deputata di Sinistra italiana e moglie di Nicola Fratoianni, spalanca la bocca a uso e consumo dell'inquadratura e lancia l'accusa: "Il maschilismo pervade la vostra cultura". La Falcone, incredibilmente, nella foga dell'alterco non aveva sentito le parole di Magliaro. Sarà per la prossima volta.

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