Antonio Tajani
Un quadro sulle sfide dell’Italia e dell’Europa nello scenario internazionale, di fronte al cambiamento delle dinamiche economiche e sociali. È questo il filo conduttore tracciato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervistato dal condirettore di Libero Pietro Senaldi al Festival dell’Economia di Trento. Una certa rilevanza, nel colloquio, la assume il tema di quel “Green New Deal” fissato come obiettivo centrale dalla Commissione guidata da Ursula von der Leyen, ma che si va realizzando, purtroppo, con svolte dirigiste (dalla direttiva sulle case green allo stop ai motori endotermici nel 2035), di cui grande sostenitore è il vicepresidente Frans Timmermans.
REALISMO - Tajani lancia un messaggio così riassumibile: sì al rispetto dell’ambiente, no a fondamentalismi che devastano l’economia. «Non condivido molte delle posizioni di Timmermans», scandisce, ricordando che «l’ambiente è parte della natura, ma al centro della natura c’è l’uomo. Alcune delle sue scelte mi pare siano legate più a vicende politiche che alla lotta al cambiamento climatico. C’è anche un interesse elettorale, perché mi pare che Timmermans voglia essere il candidato presidente della Commissione per i socialisti».
Nello specifico, spiega Tajani, «siamo fortemente impegnati nella lotta contro il cambiamento climatico, ma dobbiamo permettere all’industria di essere competitiva. Se metto obiettivi irraggiungibili, un’impresa chiude in Europa e magari riapre in Cina dove non ci sono regole. Il risultato è che ho perso lavoro e peggiorato l’inquinamento». Peraltro, Tajani esprime apprezzamento di fronte al fatto che «il presidente francese Macron e il premier belga De Croo hanno dato l’altolà a una posizione ambientalista che non tiene conto delle questioni sociali ed economiche». Il riferimento all’inquilino dell’Eliseo potrebbe inserirsi in quel progetto, in gestazione, di una futura alleanza, per la guida della prossima Commissione Ue, tra Ppe, conservatori e quei liberali di cui Macron è cardine europeo.
Altro tema, la valorizzazione delle produzioni italiane. Su cui assume importanza, in negativo, la normativa adottata in Irlanda per le etichettature sul vino, con indicazione dei rischi perla salute. «Significa fare una concorrenza sleale», osserva Tajani, «sono contrario a questa decisione e sbaglia l’Ue a dare una valutazione positiva, perché va contro il libero mercato». Tajani sottolinea poi che l’iniziativa dell’Irlanda è antitetica a «qualsiasi analisi di tipo scientifico: bere un buon bicchiere di vino fa bene alla circolazione». E ancora, riguardo alle contraffazioni: «Stiamo combattendo il cosiddetto “italian sounding”, il falso». Capitolo Pnrr. Il piano, argomenta il ministro, «è stato scritto e deciso quando c’era ancora la pandemia, ora le cose sono cambiate». Dunque «la flessibilità è indispensabile. Non credo che si debba rinunciare a parte dei fondi, è chiaro che si debbano utilizzare tutti i fondi trovando le giuste modifiche affinchè servano».