Bavaglio, doppio bavaglio, svolta autoritaria? È curioso vedere il Pd e i Cinquestelle strapparsi le vesti e urlare al modello Ungherese per l’emendamento al decreto Pa che taglierebbe le unghie ai preziosi controlli della Corte dei conti. Già perché i magistrati contabili sono in rivolta non solo per l’eliminazione del “controllo concomitante”, su cui torneremo, ma anche per la proroga del cosiddetto scudo erariale, ovvero, come scrivono le stesse toghe in documento diffuso ieri al termine di una lunga assemblea del loro sindacato, «l'esclusione della responsabilità amministrativa per condotte commissive gravemente colpose, tenute da soggetti sia pubblici che privati, riducendo di fatto la tutela della finanza pubblica».
Ebbene, lo scudo non se l’è inventato Giorgia Meloni, ma Giuseppe Conte, quando governava con il Pd di Nicola Zingaretti e tutti i cespugli di sinistra. La prima formulazione è contenuta nel decreto semplificazioni del luglio 2020 (dl 76/2020), approvato a settembre. I magistrati anche allora saltarono sulla sedia e inscenarono vibranti proteste. Nessuno, però, dalle parti di Palazzo Chigi, men che meno i dem oggi indignati, si sognò di alzare un sopracciglio. Anzi. Come spiegava Conte appena uscito dal Cdm, «il progetto di rivedere l'abuso d'ufficio, la responsabilità erariale, è stato fortemente condiviso».
SBLOCCA FIRMA
E non si trattava affatto di un’ingerenza orbaniana ma, parole sempre del leader pentastellato, di «una piccola rivoluzione peri funzionari pubblici: con la nuova normativa ci saranno più rischi per il funzionario che tiene ferme le opere, non per quello che li sblocca». Non a caso il provvedimento fu battezzato «sblocca firma». E piacque a tal punto che anche Mario Draghi, a quel punto con quasi tutto l’arco parlamentare dalla sua parte, decise di prorogarne l’efficacia fino al 30 giugno di quest’anno. Vabbè, direte voi, ma il Pd chissà che baraonda avrà fatto. Ecco, andatevi a riguardare gli archivi delle agenzie di stampa dell’epoca. Manco un fiato, un distinguo, una mano tesa a quei poveri magistrati defraudati del loro potere. Essì che avevano protestato in tutte le maniere. «Rinunciare a chiedere il risarcimento dei danni commessi dai pubblici dipendenti con somma imperizia, imprudenza e negligenza», si legge in un comunicato del luglio 2020, «al di là del rischio di contrasto con le norme Costituzionali, deresponsabilizza l’operato dei pubblici dipendenti e fa gravare doppiamente sui contribuenti l'onere economico di tali azioni ed omissioni». Insomma, la norma era persino incostituzionale, ma tra gli impavidi (oggi) difensori della Carta, nessuno (allora) si alzò per denunciare il tentativo di sovvertire le regole fondamentali dello Stato. C’era persino chi, come il sempre governatore della Campania, il piddino Vincenzo De Luca, si augurava (era il 29 luglio 2020) che dal governo arrivassero altre «misure innovative, a cominciare dall’eliminazione di questa figura idiota dell’abuso d’ufficio che è un’imbecillità tutta italiana». Ma veniamo al controllo concomitante, la cui cancellazione metterebbe a rischio il Pnrr, dimostrerebbe l’allergia della destra alle regole democratiche e scatenerebbe gli strali della Ue.
FORZATURA
Ecco, per capire meglio ci siamo andati a leggere il regolamento del 10 novembre 2021 che istituisce il famoso Collegio che fa le verifiche in tempo reale sul Piano. L’articolato è preceduto da una sfilza di riferimenti normativi, in particolare due leggi del 1994 e del 2009, che consentirebbero tale tipo di attività, e il decreto semplificazioni del 2020, che (allora si parlò di una sorta di compensazione per lo scudo erariale) ha esteso le competenze del Collegio «ai principali piani relativi agli interventi di sostegno e di rilancio dell'economia nazionale». C’è una cosa, però, che manca. Ed è il decreto legge 77 del 31 maggio 2021, quello sulla governance del Pnrr, vistato e approvato da Bruxelles, con cui il governo Draghi ha incardinato l’architettura dei controlli sul Piano. Il presidente della Corte dei Conti Guido Carlino ha detto che la norma è «compatibile» con le verifiche concomitanti. Sta di fatto che il decreto Draghi, che parla di «controlli successivi», non viene mai citato nell’atto istitutivo del Collegio. La realtà è che si tratta di una forzatura e che, come ha detto ieri Giorgia Meloni, quanto sta facendo l’esecutivo non è «per nulla difforme da quello che ha fatto il precedente». L’unica cosa cambiata, a quanto pare, è chi governa e chi è all’opposizione.
Il bilancio delle devastanti inondazioni causate dalla tempesta che ha colpito il Texas centrale sale ad almeno 51 morti. Ventisette i dispersi.Il dato ufficiale fornito dalle autorità parla ancora di 43 vittime ed è probabile aumenti nella zona più colpita della contea di Kerr. Sempre le autorità sabato in una conferenza stampa hanno dichiarato che 15 delle vittime erano bambini. Il governatore Greg Abbott ha promesso che le squadre avrebbero lavorato 24 ore su 24 per soccorrere e recuperare le vittime. Ancora da ufficializzare il numero delle persone disperse, a parte 27 bambine che si trovavano in un campo estivo femminile.