Non è ancora scattato il contrordine compagni, perché di Bibbiano si dovrà parlare a lungo. Il Pd – “il partito di Bibbiano” lo definì Luigi Di Maio prima di diventare uno statista per convenienza - non ritrovala verginità perduta per l’assoluzione di Claudio Foti. Non è stato assolto un “metodo”. Anzitutto, perché è ancora in corso un processo a 17 indagati, signora Foti compresa. E poi perché quei bambini erano sottratti alle famiglie. Invece, il Pd pensa di cavarsela consegnando virtualmente una bandiera rossa proprio a Foti, intimando praticamente a tutti di chiedergli scusa.
A parte il dettaglio che a dargli addosso furono gli inquirenti, i conti si fanno alla fine. E anzi ora la richiesta di verità semmai troverà nuova linfa. Abbiamo difficoltà ad immaginare che la giustizia possa considerare un merito anziché un reato portare via i figli ai genitori. No, non è prevista una medaglia di Stato per queste azioni. Tanto più che proprio nel processo principale le accuse si sono aggravate. Foti ha acutamente svicolato per il rito abbreviato e se l’è cavata. Chapeau, ma non per questo il mondo attorno a lui si convince. Anche perché le vittime dei fatti di Bibbiano non sono mica scomparse. Sono lì, come parti civili. Sono in carne e ossa davanti ai giudici di Reggio Emilia e vedono con i loro occhi la montagna di addebiti che cresce ogni giorno di più a carico dei 17 imputati. Da febbraio scorso, sono state accolte alcune delle principali aggravanti sollecitate dalla Procura. Per alcune posizioni ci sono nuovi capi di imputazione per falso (perché chi li avrebbe commessi ricopriva ruoli di pubblico ufficiale), abuso di potere e lesioni (che ora diventano «continuate»). Ovviamente – ma anche inutilmente – le difese hanno contestato vivacemente la decisione del tribunale favorevole all’accusa. Perché in realtà si tenta di giocare addirittura sui tempi della prescrizione, che rappresenterebbe la beffa peggiore. Per Bibbiano non possono essere ammissibile vie di fuga.
Su Foti pendevano imputazioni minori ed è stato assolto per non aver commesso il fatto dall’abuso di ufficio e perché il fatto non sussiste dal reato di lesioni dolose gravi. Confermata anche l’assoluzione dall’accusa di frode processuale. In primo grado a Reggio Emilia era stato condannato a 4 anni. Con la decisione dei magistrati d’appello si è sviluppata una polemica politica molto forte, che ha visto protagonisti soprattutto i centristi, oltre che chi nel Pd ha colto l’occasione per speculare malamente. Ma stupisce come proprio dal Terzo polo sia partita una selva di dichiarazioni a sventolare un garantismo piuttosto peloso. Carlo Calenda e Matteo Renzi come un sol uomo a pretendere le scuse del centrodestra. E dei bambini sottratti alle famiglie non bisognava e non bisogna parlarne più? È così che si predica nella loro stravagante cultura politica? Non fu anormale la richiesta di verità degli uomini e donne del centrodestra di fronte ad un’inchiesta clamorosa che ha portato alla sbarra per reati gravi tante persone. Sarebbe stato clamoroso tacere, semmai, da parte di politici e giornali. La pretesa, ora, che ad aver sbagliato fu chi si indignò di fronte alle carte accusatorie, è davvero incredibile. Anche perché la richiesta di giustizia per Bibbiano non è cessata ieri. E qualcuno dovrà pagare. E sarà pure legittimo immaginare che a sbagliare, stavolta, non siano stati gli investigatori. Quando lo si appurerà, magari chi grida oggi tornerà a tacere come ha fatto finora. La ricerca di verità e giustizia non è mai vana.