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Elly Schlein, dalla "limonata" all'"ascensore": tutti i patti fallimentari

di Eliana Giusto mercoledì 28 giugno 2023

 Elly Schlein

4' di lettura

Se c’è una cosa che Elly Schlein sa fare è stringere patti. Lo fa per cercare sponde e rafforzare così quella che a oggi è una inconsistente opposizione al governo di Giorgia Meloni. Da quando è stata eletta segretaria del Partito democratico, la Schlein ne ha siglati tre. Uno con Maurizio Landini, segretario della Cgil, uno con il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte e l’ultimo con il leader di Azione Carlo Calenda.  

La Leopolda – Il primo è il cosiddetto “patto della Leopolda” il 4 maggio scorso. Allora Elly Schlein era stata invitata da Landini a partecipare al convegno sulla precarietà organizzato da Filcams alla Stazione Leopolda, il "tempio del Jobs act" nonché luogo simbolo del renzismo. Questo è un patto sul tema del lavoro. "Noi siamo qui per dire che saremo al fianco di chi si mobiliterà per chiedere al governo misure che possano sanare le piaghe strutturali del mercato del lavoro", tuona la segretaria dem. Che promette – o minaccia, a seconda di come la si vede – "saremo in piazza, al vostro fianco". Dietro le quinte, un abbraccio a Landini e la promessa di ricostruire la famosa “Ditta” che Renzi aveva distrutto. “È la prima volta che vengo alla Leopolda, è bello: oggi qui è un luogo di mobilitazione contro la precarietà”, sottolinea la Schlein. “Siccome siamo in un luogo particolare, che sarà mia e nostra cura in questo nuovo corso del Partito democratico cercare di ricostruire con umiltà una relazione basata sull’ascolto e basata anche sul riconoscimento degli errori che sono stati fatti negli anni precedenti, e che hanno prodotto fratture sociali profonde con voi, con le lavoratrici, con i lavoratori e con le rappresentanze sindacali”. Una frecciata a Renzi che il leader di Italia viva restituisce al mittente: “Se per fare notizia la Cgil e Schlein sono alla Leopolda, io dico che va bene così, sono contento per loro”.

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La limonata – E veniamo al “patto della limonata” del 22 giugno. In ballo ci sono le elezioni in Molise. E i protagonisti sono Elly, ovviamente, e il leader pentastellato Conte. I loro sostenitori arrivano numerosi, nonostante il caldo infernale in una giornata da bollino arancione, con temperature che a Campobasso sfiorano i 36 gradi, per seguire l’incontro - durato 35 minuti - che qualcuno, nella confusione generale, definisce addirittura “momento storico”. Non la pensano esattamente così i diretti interessati. Ma tant’è. Uscendo dal bar Hopper di piazzetta Palombo, nel centro di Campobasso, luogo storico del Movimento 5 Stelle che governa il capoluogo del Molise da quattro anni e mezzo con Roberto Gravina (il candidato che ha fatto sintesi con il Partito Democratico), Conte scherza: “Lo chiamiamo il patto della Piazzetta?”. In realtà sarà poi chiamato appunto il patto della limonata, perché al bar vengono servite due limonate, un’acqua tonica e un crodino con arancia. 

Chi si aspettava che dall’incontro tra Conte e Schlein, al quale ha poi partecipato a sorpresa anche Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana e originario del Molise, venisse fuori una mezza ufficializzazione di un’alleanza più organica e strutturata, rimane deluso. Conte una piccola apertura la fa alla fine: “Se ci saranno le giuste premesse, come si sono create in Molise attorno a un candidato che rappresenta il meglio dei nostri valori, ci saranno altri accordi”. Elly invece glissa: “Devo scappare via”. Sappiamo come è andata a finire. Baci abbracci e sorrisi tra i leader dell’opposizione non bastano. Il Molise passa al centrodestra e il M5s prende una scoppola mai vista, solo il 7 per cento delle preferenze. Peggio di così non poteva andare.

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L'ascensore – E veniamo così all’ultimo patto, il “patto dell’ascensore” del 27 giugno. Un incontro veloce e pare molto proficuo che si sigla tra la Schlein e Calenda in ascensore appunto. Passando da un piano all’altro della Camera la segretaria dem e il leader di Azione hanno un confronto di idee sul salario minimo prima che Elly Schlein parta per il Belgio.

I due, come riporta La Repubblica, parlano e si stringono la mano. Poi, subito dopo, durante un vertice in cui si riunisce tutta l’opposizione esclusa Italia Viva, viene raggiunto un accordo di massima sul salario minimo. Al vertice partecipano il Pd con Cecilia Guerra, il M5s con Nunzia Catalfo e Calenda in persona. L'accordo prevedrebbe un "salario minimo legale a 9 euro, senza però indicizzarlo in automatico, con 12 mesi di tempo per attuarlo, raccordi con le parti sociali e rafforzamento dei contratti nazionali, più un fondo per aiutare le Pmi", come spiega il quotidiano diretto da Molinari. Vedremo come andrà a finire.

Di sicuro c'è che Elly ci prova a mettere insieme tutti - dai sindacati a Conte e Calenda - ma per ora il suo campo largo resta solo un’idea. E l’opposizione a Giorgia Meloni inconsistente.  

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