CATEGORIE

Pietro Senaldi, dopo Facci tocca ad Abodi e Venezi: ormai è caccia all'uomo

di Pietro Senaldi martedì 11 luglio 2023

4' di lettura

Quando le armi della politica sono scariche, si spara ad altezza uomo e più in basso si mira, meglio è, perché diventa più difficile difendersi. È quello che sta accadendo in questi giorni. M5S sta perdendo il reddito di cittadinanza, il Pd è allo sbando, processato sui suoi giornali, che giusto ieri hanno evidenziato il doppio cortocircuito della Schlein, leader eletta da non dem e incapace di risolvere l’annoso dilemma identitario del partito: siamo di sinistra trinariciuta o di sinistra blairiana? E allora, fuoco alle polveri, la strategia diventa la fucilazione degli avversari, anche solo degli uomini d’area, e vale tutto. Lo scopo è evidente: delegittimare a uno a uno il maggior numero possibile di esponenti della maggioranza, in particolare quelli vicini al premier, per dimostrare che il centrodestra, e in particolare la forza che lo guida, è incapace.

Paolo Mieli lo ha scritto mirabilmente ieri sul Corriere della Sera: si parte con due o tre, ma anche quattro o cinque iniziative giudiziarie (e non, aggiungo), slegate l’una dall’altra, contro un esponente della maggioranza, la quale assediata perde il lume della ragione e denuncia li complotto. A quel punto i casi spuntano come funghi, il governo si indebolisce, si scatena il panico e arriva il governo tecnico, sostenuto per responsabilità da chi ha perso le elezioni. Il direttorissimo poi aggiunge anche che Nordio deve sbrigarsi a fare la sua riforma della giustizia, perché ogni giorno c’è una grana nuova e a questo punto qualsiasi cambiamento, pur necessario e sacrosanto, il Guardasigilli apporti al nostro sistema giudiziario zoppicante rischia di essere interpretato come una norma ad personam anziché un miglioramento complessivo. Ecco un modo sopraffino con cui si può affossare una riforma ancor prima di sapere cosa contenga. Anche perché, fa sapere la penna solitamente molto informata, o molto puntuale nelle sue previsioni, «arriveranno altre inchieste».

FACCI, LA RUSSA, DELMASTRO...
Sul giornale di oggi riportiamo gli attacchi degli ultimi giorni. Il nostro Facci scrive su Libero una frase infelice, che subito si rimangia («non la ridirei»), e la sinistra vuol fargli saltare la trasmissione in Rai. Ma se la tv pubblica dovesse rinunciare a ogni giornalista che ha detto una stupidaggine, senza scomodare il contrattualizzato Saviano, a processo per aver dato dei «bastardi» a Salvini e Meloni, avremmo in onda il segnale orario 24 ore su 24. I giornali progressisti si industriano per ritrarre Filippo come un islamofobo per aver scritto «odio l’Islam» (assolto dall’accusa) e come un misogino perché sostiene che i femminicidi sono in calo e vengono ammazzati più uomini che donne (dati statistici). Una manifestazione di odio a testate unificate neanche il nostro fosse un leader di partito. Il ministro dello Sport, Andrea Abodi, interrogato sull’ammissione del calciatore di Serie A, Jakub Jankto, di essere omosessuale ha dichiarato di «rispettare le scelte individuali ma di non amare le ostentazioni». Frase un po’ gratuita, ma che non vale le accuse di sessismo e omofobia che il mezzo mondo progressista hanno rivolto contro il malcapitato, costretto a rimediare in corner con un misterioso «mi riferivo al gay pride».

Il terzogenito di La Russa è accusato di stupro da una ragazza che dice di non ricordarsi nulla della notte passata con lui e che deduce la violenza da questo e dal fatto che il presunto giovane criminale gli avrebbe confessato candidamente che avevano fatto l’amore insieme. Il presidente del Senato difende il figlio, fa notare che nel corpo della ragazza non sono state rinvenute tracce della droga dello stupro, che lei immagina le sia stata somministrata, e che quando l’ha vista, al mattino, non sembrava sconvolta. Ebbene, parte il processo alla seconda carica dello Stato, che doveva essere coperto di fango ma non aveva il diritto di replicare anche se in questi giorni abbiamo letto di tutto, dai ritratti della sua prole, descritta come una banda di gangster ad analisi socio-filosofiche di come la sua figura patriarcale sia di fatto uno spot alla violenza sulle donne. E guai alla ministra Roccella, attaccata per aver ricordato che è stato proprio La Russa a lanciare l’idea di una marcia di solo maschi contro gli stupri (bell’esempio di patriarcato). Quanto alla Roccella, poveretta, è processata per il semplice fatto di esistere e di pretendere di voler parlare. Non è favorevole all’aborto e questo le è valso ritratti in cui è descritta come nemmeno Torquemada.

Che dire poi di Delmastro? Il pm scrive che non va processato ma il giudice lo corregge: sbagliato, deve andare a giudizio. Ma non era il pm titolare dell’azione penale? Ecco il vero attacco al potere delle Procure: un giudice che si sostituisce all’accusa su un processo che dovrà decidere lui. Abominio giuridico, ma tutto vale quando c’è di mezzo il centrodestra. Compresi ritratti dove Delmastro e Donzelli vengono dipinti un giorno come Stanlio e Ollio, l’altro come Gianni e Pinotto, l’altro ancora come Bonny e Clyde. Giuli che non zittisce Morgan e Sgarbi alla serata del Maxxi, la direttrice d’orchestra Venezi a cui il teatro di Nizza fa saltare il concerto di Capodanno perché scopre che è consulente del governo, il ministro Lollobrigida raccontato come Goebbels perché ha parlato di etnia italiana da difendere, con la sinistra sponsor della società multietnica che pur di processarlo arriva a dire che le etnie non esistono. Potremmo andare avanti per pagine intere a raccontare questo tiro al piccione. Ma è colpa dei piccioni, sostiene la sinistra, perché è la prova che la Meloni non ha una classe dirigente. Balle. Tutti hanno macchie sulla pelle e possono sbagliare. Il punto è se chi guarda zoomma e fa un ingrandimento in dimensioni uno a cento rispetto alla realtà o invece decide di mettere il soggetto fuori fuoco. Se sei di sinistra, puoi cadere cento volte senza sbucciarti le ginocchia, perché atterri sempre sul morbido. Se sei meloniano, salviniano, berlusconiano basta un passo di traverso perché ti si apra sotto una voragine. E a volte non serve neppure quello.

Ministro dello Sport Coppa America, Abodi: "Bagnoli ha convinto il team New Zealand"

Resistenza? I pro Pal padroni del 25 aprile violento, ma la sinistra li difende

L'addio Pietro Senaldi, ciao zio Carlo: un politico lo si resta per tutta la vita

tag

Ti potrebbero interessare

Coppa America, Abodi: "Bagnoli ha convinto il team New Zealand"

I pro Pal padroni del 25 aprile violento, ma la sinistra li difende

Pietro Senaldi

Pietro Senaldi, ciao zio Carlo: un politico lo si resta per tutta la vita

Pietro Senaldi

Calcio, il sistema regge grazie alle scommesse: quanta ipocrisia contro chi gioca

Fabrizio Biasin

Marco Bassani: L'europeismo trasformato in un culto neo-marxista

Infuria la polemica su un documento che credo debba essere posto nella giusta luce. È vero che occorre contestual...
Marco Bassani

Patricelli: La verità nascosta dal Pci su chi uccise il Duce

Un cold case da ottanta anni nella ghiacciaia della storia, con un enigma avvolto da un mistero. In attesa che l’e...
Marco Patricelli

Calessi: Bertinotti e Fini, uniti dalla Lega ma separati sulla guerra

Il rosso e il nero a casa della Lega. Sono stati loro, Fausto Bertinotti e Gianfranco Fini, intervistati dal direttore d...
Elisa Calessi

De Leo, Salvini dopo la telefonata con Vance: "Frizioni? Siamo su scherzi a parte"

La telefonata con J. D. Vance e la contrarietà rispetto alle ipotesi di riarmo. Il vicepresidente del Consiglio M...
Pietro De Leo