Vantaggio dell’arte contemporanea, rispetto al moderno o all’antico, è che buona parte delle opere sono realizzate con materiali che ne prevedono il rifacimento. È questa la sola “consolazione” di fronte a un atto vandalico senza precedenti nel nostro Paese, ufficialmente iscrittosi all’elenco del degrado, dell’inciviltà, della mancanza di rispetto contro ciò che andrebbe sempre conservato e rispettato, ovvero l’opera d’arte. Il Maestro Michelangelo Pistoletto, da pochi giorni novantenne, probabilmente è l’artista italiano oggi più famoso al mondo.
Ciò si deve alla trasformazione che il suo lavoro ha affrontato negli ultimi anni; Pistoletto ha infatti reso popolari quegli aspetti che al tempo dell’Arte Povera sembravano destinati a un pubblico ristretto. Non nasconde la propria amarezza per l’episodio della scorsa notte, la sua Venere degli stracci, opera iconica dell’arte italiana dagli anni ’60, installata in piazza del Municipio dal 28 giugno come prima tappa del progetto “Napoli contemporanea” fortemente voluto dal sindaco Gaetano Manfredi e dalla sua giunta, in una nuova versione monumentale, è andata completamente carbonizzata a causa di un incendio. «Il concetto non si è distrutto - ha dichiarato al telefono, - anzi, si è potenziata la necessità di far comprendere il significato di un’opera che non è solo estetico. L’intenzione è quella di ipotizzare un mondo migliore, gli stracci invadono il pianeta così come la plastica. È un grido d’allarme contro il consumismo distruttivo, una riflessione nei confronti della crescita sconsiderata».
Pistoletto è un artista molto consapevole che dietro ogni lavoro ci deve essere un messaggio preciso e mai casuale. La sua lunga carriera premiata in questo 2023 di ricorrenza con mostre a Roma, Milano e prossimamente al Castello di Rivoli - si è sviluppata nel segno dell’impegno e della serietà ma anche del rapporto con i giovani, che intrattiene nella sua Fondazione Cittadellarte a Biella. I suoi temi fanno discutere, ma non era mai capitato che una sua opera fosse stata vandalizzata in maniera così radicale: «Con “Dietro Front”, la scultura monumentale di Porta Romana a Firenze, si erano sollevate delle divisioni, ma nel caso della Venere evidentemente non è stato capito il significato dell’opera, altrimenti non credo sarebbe stata vittima di un vandalismo tanto increscioso». «Nella Venere- spiega - ci sono due elementi contrastanti in cerca di pacificazione, la bellezza eterna della statua classica e il degrado degli stracci. Dal dualismo deve sorgere una rinascita, per esempio in reazione alle guerre devastanti, l’arte deve provare a far cambiare mentalità alle persone».
Nella giornata di ieri un susseguirsi di ipotesi sulla ragione del rogo, alimentate dalle tante voci comparse sui media e in rete. Per ore è circolata la voce potesse trattarsi di una di quelle sfide che si disputano sui social, una folle gara a chi per primo avrebbe bruciato la “Venere degli stracci”. Sdegno da più parti, richiamo a giuste punizioni esemplari, una tra tutte il Daspo permanente dagli stessi social. Nel pomeriggio l’attore Alessandro Preziosi, napoletano di nascita, ha diffuso un video in cui, dopo un commento alquanto amareggiato, ha invitato i cittadini a recarsi in piazza del Municipio per lasciare un loro straccio, in segno di ribellione contro l’atto vandalico e di solidarietà verso l’artista. Più tardi una notizia ufficiale. Fermato dalla polizia un trentaduenne senza fissa dimora. Il clochard si chiama Simone Isaia ed è accusato di incendio doloso e distruzione di beni culturali, addebito che nega. Così fosse ci sarebbe ben poco da fare, un barbone senza casa e senza soldi non ha certo la possibilità di rifondere né l’artista né la comunità.
Resta il problema sociale: finché le nostre città, in particolare i centri storici, pulluleranno di senza tetto e resteranno dormitori a cielo aperto, ci sarà ben poco da stupirsi per la sporcizia, la monnezza e gli atti vandalici, tralasciando il decoro e il biglietto da visita con cui ci presentiamo ai turisti. Passato lo choc, è probabile che la “Venere degli stracci” si possa rifare, anche se ci vorrà del tempo. La volontà dell’artista, il cui atteggiamento positivo e conciliante è proverbiale, non manca, eppure non ci stupiremmo di un eventuale rifiuto. L’arte bisogna anche meritarsela e la comunità deve essere in grado di proteggerla, di difenderla.