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Salvini, "pace fiscale". Così vuole liberare i tartassati dal fisco

di Francesco Specchia domenica 16 luglio 2023

3' di lettura

Con un abile colpo di lombi e con un singulto tributario alla Ronald Reagan (quando il presidente affermava, non a torto, che «il contribuente è uno che lavora per lo Stato senza essere un impiegato statale») Matteo Salvini rilancia un classicone. La pace fiscale. A tutto campo. Il leader della Lega si smarca dalla querelle Nordio-centrica sulle pandette e, nel week end, spiazza tutti. «Oltre alla riforma della giustizia, una grande e definitiva pace fiscale tra fisco e contribuenti è fondamentale» afferma «per liberare milioni di italiani ostaggio da troppi anni dell’Agenzia delle entrate».

Assalito dai cronisti, in visita a Matera, Salvini ribadisce pure che non si tratterebbe di un vantaggio per gli evasori totali, che «per me possono andare in galera e buttare la chiave». La platea destinataria della misura sarebbe diversa. «Se qualcuno ha un problema fino a 30mila euro che si trascina da anni, chiudiamola. Gliene chiediamo una parte e azzeriamo tutto il resto». L’idea di un 8 settembre pacificatore nell’eterna lotta tra cittadini e fisco viene ripresa dal ministro, tra un richiamo al “fisco amico” già prospettato dalla compliance individuale predicata da Giorgia Meloni e un’evocazione –sottilmente voluta, credoall’art.142 della Legge Fallimentare.

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LA VECCHIA ESDEBITAZIONE - Ossia a quella misconosciuta quanto inapplicata norma del nostro ordinamento che attiene alla cosiddetta “esdebitazione”, ossia al beneficio della liberazione dei debiti non onorati, al termine di una procedura fallimentare, concessa di solito ai falliti o ai contribuenti in seria difficoltà. L’esdebitazione sarebbe, in pratica, lo scudo misericordioso delle ingiuste afflizioni fiscali. Ovviamente, alla suddetta uscita di Salvini, la sinistra insorge. Per esempio, Cecilia Guerra, responsabile Lavoro del Pd getta subito in pasto alla agenzie un pensiero non inedito: «Cittadini ostaggio dell’Agenzia delle entrate. Lotta all'evasione come pizzo di Stato. La promessa di una pace fiscale definitiva, che segue un'altra pace fiscale definitiva, che segue condoni tombali di ogni genere e tipo, a riprova che quando è legittimata l'evasione non si arresta mai. Non meravigliano le parole di Salvini, ministro di un governo che prevede il ricorso a definizioni agevolate (evidentemente non definitive) fra i principi della delega della sua riforma fiscale».

Per esempio, il tempestivo Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, rintuzza: «I cittadini che pagano le tasse e rispettano le leggi per Salvini e Meloni sono solo stupidi da sbeffeggiare... Siamo passati dal “pizzo di Stato” al condono fiscale: il governo Meloni premia furbi ed evasori e poi fa l’elemosina di Stato da 1 euro al giorno». Naturalmente né Salvini né Meloni hanno mai detto né pensato tutto questo; ma, transeat.

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Eppure, una volta sfiatate le opposizioni, resta la reciproca, virtuosa rincorsa tra Fratelli d’Italia e Lega (e prima ancora Forza Italia) ad abbassare - vivaddio - le tasse, operazione già peraltro iniziata col taglio del cuneo fiscale. E che ora si riflette nelle legittime e montanti aspettative degl’italiani sul pressante tema dei tributi. La tanto bistrattata «pace fiscale» piace agli italiani che l’attendono con ansia. Tutti gl’italiani, in realtà. Lo ammette la stessa Agenzia delle Entrate.

NUMERI ASSOLUTI - Stando ai numeri assoluti forniti dall’ente addetto alla riscossione un paio di mesi fa, la rottamazione riguarda una mole di cartelle esattoriali che oscilla tra i 25 e i 27 milioni. I contribuenti coinvolti sono oltre 7 milioni, per un valore complessivo che raggiunge i 18 miliardi di euro. Somme che vengono condonate perché, a detta dell’ottimo viceministro Maurizio Leo, nella stragrande maggioranza dei casi, lo Stato non è più in grado di recuperarle. Dal ministero di via XX Settembre avevano «espresso soddisfazione» per i riscontri di questi mesi del 2023. «Nel giro dipochi giorni» facevano sapere «sono arrivate 65mila richieste di definizione agevolata delle cartelle». E, per quanto riguarda le piccole e medie imprese, si era tornato a parlare anche di «concordato preventivo biennale», uno strumento di cui la stessa Giorgia Meloni aveva illustrato ivantaggi (soprattutto in termini di contrasto dall’evasione fiscale) in un’intervista apparsa su Il Sole 24 Ore. Poi, detto questo, certo, ci sarebbe da mettere mano ad altre rivoluzioni, Tipo la tanta attesa operazione di elevare a rango costituzionale lo Statuto del contribuente, una legge dello Stato trattata dallo Stato stesso come la figlia della serva. Ma questa è un’altra storia...

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