Arriva un momento in ogni guerra in cui pare che tutti abbiano smarrito i motivi per cui l’hanno cominciata. Il numero dei morti, la quantità delle distruzioni mostrano la vacuità di tanti discorsi con cui ci si sforza di sostenerne le ragioni. Il mondo è cambiato, è diventato chiaro che nessuno degli obiettivi iniziali potrà essere raggiunto da nessuno, e la guerra prosegue per inerzia a macinare le sue vittime e le sue distruzioni. Così è perla guerra in Ucraina. È chiaro che Putin non riuscirà più a riconquistarla, è chiaro che Zelensky non riuscirà mai a unificarla, è chiaro che tra Occidente e Russia non vincerà nessuno, perché l’arma atomica di cui sono pieni gli arsenali di entrambe le parti lo impedisce.
I vertici si susseguono ai vertici, da entrambe le parti, ma ripetono sempre lo stesso copione. I discorsi dei leader sono identici a se stessi, e a quelli degli ultimi mesi, e non c’è nessuno capace di tessere nuove prospettive, nuove vie da esplorare.
Da quando l’osceno attacco dei carri russi ha cominciato la distruzione di parti sempre più grandi dell’Ucraina, è passato oltre un anno, tragicamente. Città ridotte completamente in ruderi si susseguono come onde pietrificate di un mare di morte. È ormai una guerra che spezza i corpi e dissolve le anime. La progressiva scomparsa di ogni obiettivo realistico, da qualunque delle parti, è diventata la vera chiave della guerra. È la guerra in sé e per sé, che sul campo fa strage di povere donne e uomini a cui nessuno pensa più. All’inizio sembrava tutto chiaro. L’obiettivo russo era la cancellazione dell’Ucraina come stato indipendente e la sostituzione di Zelensky con qualche fantoccio facilmente manovrabile. L’obiettivo ucraino era riprendersi quanto perduto dal 2014 e ottenere garanzie inscalfibili di appartenenza al blocco occidentale, europeo e nordatlantico. Lo scopo degli Usa era l’indebolimento definitivo di Putin e l’usura della potenza economica e militare della Russia. Oggi è chiaro, come accennavo all’inizio, che nessuno di questi scopi esiste più. Sempre più domina il disordine di una guerra che aumenta le sue armi e le sue vittime ma nulla risolve.
E allora dirò qualcosa che forse non dovrebbe essere detto: viene quasi da rimpiangere la Guerra Fredda. Periodo terribile, come negarlo?, ma dotato di una sua fredda razionalità. La minaccia nucleare era identica, e identica la consapevolezza di doverla evitare, ma insieme vi era l’aspirazione a un equilibrio nelle relazioni tra i Grandi, e ne erano testimoni i summit periodici, e produttivi, di Helsinki, Vienna, Ginevra, e il cammino faticoso e lungo del reciproco disarmo. Di tutto questo, francamente, oggi, non pare esservi traccia.