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Formigoni, la frustata: nella guerra fredda c'era un equilibrio ma oggi...

di Roberto Formigoni lunedì 17 luglio 2023

2' di lettura

Arriva un momento in ogni guerra in cui pare che tutti abbiano smarrito i motivi per cui l’hanno cominciata. Il numero dei morti, la quantità delle distruzioni mostrano la vacuità di tanti discorsi con cui ci si sforza di sostenerne le ragioni. Il mondo è cambiato, è diventato chiaro che nessuno degli obiettivi iniziali potrà essere raggiunto da nessuno, e la guerra prosegue per inerzia a macinare le sue vittime e le sue distruzioni. Così è perla guerra in Ucraina. È chiaro che Putin non riuscirà più a riconquistarla, è chiaro che Zelensky non riuscirà mai a unificarla, è chiaro che tra Occidente e Russia non vincerà nessuno, perché l’arma atomica di cui sono pieni gli arsenali di entrambe le parti lo impedisce.

I vertici si susseguono ai vertici, da entrambe le parti, ma ripetono sempre lo stesso copione. I discorsi dei leader sono identici a se stessi, e a quelli degli ultimi mesi, e non c’è nessuno capace di tessere nuove prospettive, nuove vie da esplorare.

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Da quando l’osceno attacco dei carri russi ha cominciato la distruzione di parti sempre più grandi dell’Ucraina, è passato oltre un anno, tragicamente. Città ridotte completamente in ruderi si susseguono come onde pietrificate di un mare di morte. È ormai una guerra che spezza i corpi e dissolve le anime. La progressiva scomparsa di ogni obiettivo realistico, da qualunque delle parti, è diventata la vera chiave della guerra. È la guerra in sé e per sé, che sul campo fa strage di povere donne e uomini a cui nessuno pensa più. All’inizio sembrava tutto chiaro. L’obiettivo russo era la cancellazione dell’Ucraina come stato indipendente e la sostituzione di Zelensky con qualche fantoccio facilmente manovrabile. L’obiettivo ucraino era riprendersi quanto perduto dal 2014 e ottenere garanzie inscalfibili di appartenenza al blocco occidentale, europeo e nordatlantico. Lo scopo degli Usa era l’indebolimento definitivo di Putin e l’usura della potenza economica e militare della Russia. Oggi è chiaro, come accennavo all’inizio, che nessuno di questi scopi esiste più. Sempre più domina il disordine di una guerra che aumenta le sue armi e le sue vittime ma nulla risolve.

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E allora dirò qualcosa che forse non dovrebbe essere detto: viene quasi da rimpiangere la Guerra Fredda. Periodo terribile, come negarlo?, ma dotato di una sua fredda razionalità. La minaccia nucleare era identica, e identica la consapevolezza di doverla evitare, ma insieme vi era l’aspirazione a un equilibrio nelle relazioni tra i Grandi, e ne erano testimoni i summit periodici, e produttivi, di Helsinki, Vienna, Ginevra, e il cammino faticoso e lungo del reciproco disarmo. Di tutto questo, francamente, oggi, non pare esservi traccia.

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