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Meloni? La sinistra pur di attaccarla usa anche la condanna di Zaki

di Francesco Storace mercoledì 19 luglio 2023

3' di lettura

È evidente che la condanna (in Egitto) di Patrick Zaki (egiziano) colpisca la pubblica opinione. E che il Parlamento (italiano) insorga mettendo sotto accusa il governo (di centrodestra). Una situazione che senza le parentesi sarebbe difficile da descrivere. Anche perché al Cairo non c’è Nordio, né hanno già separato le carriere della magistratura dal regime. Ma che c’entra la Meloni con i tre anni di reclusione inflitti allo studente è ancora più complicato da capire per chiunque. Zaki temeva la condanna e lo aveva fatto capire con un post sin dalla mattinata. «Sono appena arrivato al tribunale di Mansura e sono in attesa dell’inizio dell’udienza. Spero, come sempre, che il caso sia chiuso e mi si permetta di viaggiare normalmente».

Invece, la sentenza inappellabile. Tre anni, dopo i 22 mesi già trascorsi in carcere. Il che è abbastanza pesante, dopo tutte le sollecitazioni a giudicare con serenità le accuse mosse allo studente – tra l’altro neolaureato a Bologna - “reo” di aver diffuso notizie false sul suo Paese all’estero. Insomma, una specie di minaccia per la sicurezza nazionale. Ma quel che appare ancora più incredibile è la portata delle reazioni in Italia, da parte di una sinistra che anche in questo caso riesce a prendersela col governo Meloni. Alcuni arrivano a fare una stravagante similitudine con la sottoscrizione del memorandum con la Tunisia – dove tra le firme c’era anche quella della presidente della Commissione europea – per evidenziare che si tengono rapporti con Paesi senza rispetto per i diritti umani. È come sostenere che l’Italia debba dichiarare guerra a mezzo mondo.

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CHE C’ENTRA L’ANPI?
Scende in campo addirittura l’Anpi: «Ingiustizia è ancora fatta. Resteremo a fianco di Patrick Zaki, faremo il suo nome, chiederemo libertà in ogni occasione, in ogni iniziativa. Con tutta la forza partigiana possibile». Che cosa c’entri è un’altra delle incredibili prese di posizione in proposito. In pratica un nutrito gruppo di parlamentari di sinistra ha parlato di sentenza ingiusta «contro un innocente» e che il governo italiano «ci deve dire che cosa intende fare» per evitare la galera di un cittadino che però è egiziano. Ma Giorgia Meloni non si fa incastrare dalle minoranze, anche perché l’intero Parlamento ha sollecitato unanimemente, tempo addietro, il massimo impegno per Zaki. E così la premier ha tenuto a dire che intende fare il suo dovere fino in fondo: «Il nostro impegno per una soluzione positiva del caso di Patrick Zaki non è mai cessato, continua, abbiamo anE se la premier centellina le parole in questa maniera, come si conviene quando si parla di un caso, come nota Maurizio Lupi di Noi Moderati, che scuote le diplomazie – presenti all’ultima udienza, compresa quella italiana – vuol dire che non si molla la presa, che si intende continuare a premere affinché Zaki conquisti al più presto la libertà. Certo, non sarà facile convincere le autorità del Cairo, ma la dichiarazione della Meloni non lascia dubitare sulla volontà di venire a capo di una situazione davvero intricata. Come farlo, sarà compito delle autorità a cui lo Stato italiano si affida per risolvere controversie di questa portata. Ci vorrà un’intensa iniziativa diplomatica, ancora più tempestiva.

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IRROMPE ELLY 
Sicuramente non serviranno i toni alti di polemica interna da parte della sinistra, come ha cominciato a fare la Schlein, che subito ha chiesto al governo «di battere un colpo». Non serviva davvero la sollecitazione della segretaria del Pd, perché Palazzo Chigi ha ben chiaro il contesto e la gravità della situazione. Altra cosa è la richiesta che il Parlamento sia informato e questo avverrà nei tempi che saranno necessari per evitare ulteriori problemi ad una mediazione che sarà doverosa ma anche delicatissima. La scarcerazione di Patrick Zaki non è l’obiettivo di una sola parte, ma di tutti, come ha dimostrato l’attenzione popolare attorno al suo caso. 

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giorgia meloni
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