Un romeno, ubriaco e senza patente, ha travolto due adolescenti in bicicletta che attraversavano la strada sulle strisce pedonali a Garbagnate, in Lombardia. Uno è morto, l’altra è ancora in pericolo di vita. L’assassino invece sta benone e si è pure saputo che in precedenza era stato fermato svariate volte al volante senza licenza di guida. Un tempo non troppo lontano questo comportamento costituiva reato, ma nel 2016 il governo targato Pd e capitanato da Matteo Renzi lo ha depenalizzato, tra le proteste di Giorgia Meloni, allora all’opposizione, che vanamente lamentava come «la guida senza patente sia alla base di gran parte degli omicidi stradali». «Resterà pur sempre un’aggravante in caso di incidente mortale», le rispose placido Andrea Orlando, allora inutile ministro della Giustizia.
Come a dire: ce ne preoccuperemo quando ci sarà il defunto, allora agiremo con (tardiva) fermezza... Pare di vederli, i de-penalizzatori dem, allargare le braccia e chiedersi: cosa dobbiamo fare, incarcerare chi guida senza permesso? E perché no? Verrebbe da rispondere. Certo, magari non la prima volta, ma la seconda, o almeno la terza o la quarta sì... Altrimenti perché mai un italiano dovrebbe fare l’esame, peraltro sempre più difficile, prima di mettersi al volante? Ma anche uno straniero, visto che in genere sono loro a guidare senza permesso, perché dovrebbe prendere la patente, pagare e fare fatica, sottoporsi anche alla pratica del taglieggio dei punti in caso di infrazioni, se può scorrazzare comunque? C’è una situazione surreale, che sta diventando insostenibile, per i patentati italici. Si sono trasformati ormai da automobilisti in fonte di ricavo per i Comuni, visto che le prime venti città del Belpaese nel 2022 hanno incassato dalle multe mezzo miliardo di euro, che siamo la nazione che in Europa ha più autovelox, unica infrastruttura sulla quale non temiamo rivali, e che le ammende, più care che da noi, solo in Svizzera e Finlandia.
Se sei un cittadino onesto, sei in regola, hai la licenza di guida, paghi e ti tolgono i punti. Se sei un disgraziato, non hai nulla, nemmeno la patente, puoi fregartene di tutto e restare impunito. Intendiamoci, siamo favorevolissimi al codice della strada introdotto dal governo Berlusconi nel 2003 e che in vent’anni ha ridotto del 500% le vittime di incidenti mortali. Benediciamo le modifiche al tomo apportate dal ministro Salvini quest’anno sulla falsariga del testo madre, con un aumento di pena per chi guida in stato d’ebbrezza e nuovi casi di sospensione della patente. Ma questo giro di vite, utile e salvifico, riguarda chi si muove comunque nel perimetro della legalità, e se la vìola è perché passa con il rosso. Il romeno di Garbagnate invece ne è immune, appartiene a una fetta sempre più ampia di società di non integrati che, avanti di questo passo, disintegreranno la nostra. Incapaci di far rispettare le nostre leggi a chi arriva e di integrarlo perché vanno integrati anche i cittadini comunitari, in quanto sempre stranieri sono- allarghiamo i margini di tolleranza e impunità. Come dimostra la terribile sorte del ciclista quindicenne, questo ha un prezzo salatissimo, che affrontiamo noi e al quale si tenta di porre rimedio sempre troppo tardi. Forse, dopo tante violazioni della legge che non costituiscono reato, l’omicida romeno da oggi comincerà a pagare qualcosa, ma a quale costo... A proposito, non dimenticatevi l’aggravante. Sarà di grande consolazione ai genitori del ciclista quindicenne.