Pichetto Fratin
«Il caldo di questi giorni, la realtà post Covid e la spinta politica da parte dell’Unione Europea hanno accentuato l’attenzione sull’emergenza climatica ed è innegabile che di colpo il tema dominante è diventato l’ambiente. Il problema c’è e va sicuramente affrontato ma attenzione a non cadere in esagerazioni ideologizzate che rischiano di produrre più danni che benefici». Inizia così la nostra chiacchierata con Gilberto Pichetto Fratin a capo del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica dal 22 Ottobre 2022.
Ministro Pichetto Fratin vorrei partire da questa sua affermazione: “Per me il negazionismo è sbagliato tanto quanto il catastrofismo. Allora quale è la posizione giusta?
«Alla fine gli estremismi finiscono sempre per annullarsi e rischiano di essere una buona giustificazione per restare immobili. Io sto ai fatti, non parteggio. Basta guardare cosa è successo nelle ultime ore in Veneto, a Ravenna e in altre città.
Chicchi di grandine più grandi di una pallina da tennis, venti fortissimi. Il tutto mentre viviamo alcune delle settimane più calde degli ultimi decenni. Si tratta di fenomeni ciclici come sostengono i cosiddetti negazionisti? È solo colpa dell’uomo, come pensano i catastrofisti? Il dibattito lo lasciamo ai tecnici, il compito del governo è quello di mettere in campo azioni e politiche di mitigazione e adattamento per ridurre al minimo i danni causati da questi episodi atmosferici sempre più frequenti e violenti».
Ministro, non le sembra che invece la comunicazione si stia ponendo su un catastrofismo eccessivo e non lasci spazio a chi si pone domande?
«È vero che viviamo nell’era della comunicazione disintermediata ma le posso dire che il Covid ha cambiato molto. E anche la guerra in Ucraina. Oggi non si vedono più fenomeni di protesta come quelli che abbiamo registrato gli scorsi anni sul TAP. Forse anche perché c’è un governo che ha il coraggio di assumersi la responsabilità di fare scelte coraggiose a difesa degli interessi italiani in Europa e nel Mediterraneo. Molto dipende dalla comunicazione: i cittadini hanno ben capito, ad esempio, che i rigassificatori sono importanti per garantire la sicurezza energetica del Paese.
Hanno compreso che rispetteremo gli obiettivi di decarbonizzazione, ma la tabella di marcia sulle cosiddette case green la vogliamo stabilire noi, nell’interesse esclusivo delle famiglie italiane».
Lei non crede che infondere paura possa essere uno strumento utile per far meglio accettare alle persone i provvedimenti che l’Europa vuole mettere in campo pur sapendo a quelli costi per famiglie e imprese?
«Ai cittadini bisogna sempre raccontare la verità, con equilibrio, senza cedere, anche in questo caso, né al catastrofismo né al negazionismo. Il nostro compito è quello di difendere gli interessi dell’Italia. Lo stiamo facendo su ogni provvedimento che abbiamo ritenuto sbagliato per i nostri cittadini. Certamente con noi gli ambientalisti di facciata avranno vita dura».
Pichetto Fratin, Bonelli ha invocato il “reato di negazionismo climatico”. Non le sembra un po’ eccessivo?
«Ma no, Bonelli fa il suo lavoro.
Siamo in disaccordo su tutto ma come potrei farne a meno?».
Ministro, quanto secondo lei l’uomo è responsabile di ciò che sta accadendo e quanto invece dipende da un’alternanza ciclica che si ripete da millenni come sostengono alcuni autorevoli scienziati?
«Sicuramente sono in atto fenomeni ciclici di carattere secolare, ma è anche vero che siamo appena usciti da quello che è stato definito il secolo breve. L’uomo certamente ha agito sulla natura di più negli ultimi cento anni che nei precedenti mille. Davvero lascio questo dibattito ai tecnici. La nostra responsabilità è di mettere in pratica azioni che riducano al minimo gli effetti sulle nostre comunità delle siccità come delle forti piogge. Se quel che è successo in Emilia Romagna fosse accaduto in zone del Paese più fragili, le conseguenze sarebbero state ancor più importanti».
Lei sostiene che la transizione green è fondamentale. Ne condivide il fine ma non i mezzi che l’Europa vuole mettere in campo. Quali sono i mezzi che lei ritiene debbano essere adottati?
«Quello che noi diciamo all’Europa è semplice: confermiamo il nostro impegno e la nostra determinazione a ridurre del 55% l’emissione di gas a effetto serra entro il 2030 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 ma sulle case le modalità non possono essere le stesse per la Finlandia come per l’Italia.
Già è difficile, per un Paese come il nostro, estremamente lungo, che va dalle Alpi al cuore del Mediterraneo, conciliare le esigenze di Bolzano con quelle di Agrigento. Non abbiamo mai messo in dubbio gli obiettivi finali ma la tabella di marcia. A cosa servirebbe, ad esempio, se tutti gli italiani domani avessero come per magia un’auto elettrica se ancora oggi solo un terzo della nostra elettricità viene da fonti rinnovabili? Bisogna essere realisti e non far pesare sulle nostre famiglie e imprese le battaglie ideologiche di un fanatismo ambientalista».
Non le sembra eccessivo il prezzo che l’Europa sta chiedendo ai cittadini per raggiungere gli obiettivi prefissati ? Non sarebbe logico valutare costi e benefici prima di imporre certe scelte?
«Se riusciremo a far passare la nostra visione, non ci sarà alcun prezzo eccessivo da far pagare alle persone. Siamo riusciti a farlo al G7 come al G20. Certamente le prossime elezioni saranno determinanti per avere nel futuro Parlamento Europeo una maggioranza capace di riconoscere e condividere le nostre battaglie».
Dietro questa rivoluzione green non si può negare che si muovano enormi interessi economici. Veramente si vuole salvare il pianeta o si vogliono salvare i soldi delle grandi aziende?
«Non parlerei delle grandi aziende come del grande fratello, quello di Orwell. Altrimenti corriamo il rischio di commettere lo stesso errore dei cosiddetti catastrofisti. Sulla sostenibilità dell’economia bisogna puntare davvero. Chi non investirà in sostenibilità non riuscirà a stare sul mercato nei prossimi decenni».
C’è anche una grande questione di interesse nazionale rispetto ai biocarburanti di cui si parla molto.
«Portiamo avanti la nostra battaglia sul biofuel perché siamo leader mondiali nella produzione di questo biocarburante. Il comparto manifatturiero più importante che abbiamo è l’automotive, vale il 20% del nostro PIL. Fermo restando che il futuro è l’elettrico, non possiamo chiudere alla ricerca e alla sperimentazione di soluzioni alternative che contribuiscono, allo stesso modo, al processo di decarbonizzazione, che resta l’obiettivo finale. Il problema sono le emissioni, non il motore che le genera e noi riteniamo di poter dimostrare che nel suo ciclo vitale il biofuel è neutro perché la fase finale dell’emissione è compensata da quella iniziale della capostazione. Noi produciamo le auto per i tedeschi, non dimentichiamolo».
Il bilancio delle devastanti inondazioni causate dalla tempesta che ha colpito il Texas centrale sale ad almeno 51 morti. Ventisette i dispersi.Il dato ufficiale fornito dalle autorità parla ancora di 43 vittime ed è probabile aumenti nella zona più colpita della contea di Kerr. Sempre le autorità sabato in una conferenza stampa hanno dichiarato che 15 delle vittime erano bambini. Il governatore Greg Abbott ha promesso che le squadre avrebbero lavorato 24 ore su 24 per soccorrere e recuperare le vittime. Ancora da ufficializzare il numero delle persone disperse, a parte 27 bambine che si trovavano in un campo estivo femminile.