Prendi Firenze. I “negozi a 99 centesimi” di Firenze. Quelli pieni di oggettini low-cost, bottigliette, accendini, ceste e scodelle di plastica. Santo Tallarita ne gestisce cinque, sull’Arno, di questi punti vendita al dettaglio (economico): però è tartassato dai taccheggi. Nel senso che, complessivamente, ogni giorno, gli rubano circa cinquecento pezzi (cento ad attività). Che tu dici, è ma tanto costano spicci. Però cento merci per 99 cent fanno 495 euro. Al dì. Che al mese fanno 14.850 euro e che, all’anno, fanno 178.200 euro. Non parliamo più di bruscolini. Infatti Tallarita è disperato: «È un bel danno, che tra l’altro è peggiorato negli anni e, come se non bastasse, gli episodi sono sicuramente molto di più, perché tanti ci sfuggono. Il problema è che chi ruba non rischia nulla. Sono sempre le stesse persone. A volte, anche se arrestati dalle forze dell’ordine, dopo poche ore sono fuori». Ragazzate, forse. Mano leste abituate che agiscono con sistematicità, vai a capire. Il punto è che Tallatita non ne può più.
A SCHIAFFI
Oppure prendi Mestre. La carrozzeria Moderna di Mestre che, negli ultimi nove anni, ha sporto ufficialmente 33 denunce per furto e subìto un danno che supera i due milioni di euro: Paolo Favareto, il suo titolare, ha appena chiamato i carabinieri, di nuovo. Un ladro lo ha aggredito, lo ha preso a schiaffi, lo ha buttato a terra dopo essere stato sorpreso a rovistare tra gli scaffali dell’officina. Solo che «lo conosco», dice Favareto, «oramai da una settimana viene a “farci visita”, l’abbiamo scoperto più volte e immortalato con diversi filmati. È scappato scavalcando la recinzione, ma io mi sono spaventato a morte. Tremo ancora dal nervoso». Cioè sono sette giorni che questo delinquente prova a intrufolarsi nella sua carrozzeria, a racimolare chissà poi cosa, per darsela a gambe levate. Sette giorni. Senza posa, ossia senza riposo, perché il crimine mica va in vacanza. Anzi, approfitta delle vacanze.
Ecco, prendi questi due casi, che sono solo gli ultimi di una lunga serie, e poi mettici a fianco le statistiche, nazionali, stilate di recente dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, l’associazione degli artigiani e delle piccole imprese: quei dati che dicono che quasi tre furti su quattro restano impuniti, che ogni anno contiamo qualcosa come 56.782 denunce per furto nei negozi d’Italia (denunce, vuol dire che di episodi ne abbiamo anche molti di più) e che i commercianti, in media, subiscono 156 taccheggi, rapine, ammanchi di cassa al giorno, cioè 6,5 ogni ora, cioè uno ogni nove minuti.
N-o-v-e-m-i-n-u-t-i. Viene fuori la fotografia da far-west delle nostre botteghe, dei nostri alimentari, delle nostre boutique che centro o periferia, città o provincia, lavorano dietro al bancone con l’incubo del resoconto di fine giornata. Perché se ti va bene manco ti accorgi, del mariuolo che ti porta via i jeans o le scatole di piselli o gli orologi esposti sugli scaffali, ma se ti va male ti capita come al signori Favareto. Che il ladruncolo di turno se l’è trovato faccia a faccia.
NULLA DI FATTO
Il 72,3% di questi reati, però, finisce con un nulla di fatto. Ossia con gli autori (o l’autore) del misfatto che se la danno (o se la dà) a gambe levate e poi arrivederci. Se gli agenti della polizia o dell’Arma non li acciuffano (o lo acciuffano) entro un anno, campacavallo. Speranze zero. Le regioni dove i malfattori la fanno franca maggiormente sono l’Umbria e le Marche (che totalizzano ognuna una percentuale di casi irrisolti pari al 73,8%), segue la Campania (che sala dal 78,8%) e su su in cima alla triste classifica si trova la regione Lazio (che arriva addirittura all’81,3%: insomma, a Roma e Latina e Viterbo oltre otto furti su dieci lasciano il proprietario del negozio con l’amaro in bocca e le tasche vuote).