Migliaia di persone, specialmente al Sud, Napoli in particolare, hanno ricevuto nei giorni scorsi una comunicazione che le ha mandate in bestia. Questa: fine del reddito di cittadinanza per chi sia in età da poter lavorare. Il diktat è stato emanato dal governo Meloni per indurre la gente abile a trovarsi una occupazione invece di aspettare l’assegno dello Stato per tirare a campare. Naturalmente coloro che non percepiscono più l’obolo suddetto ora sono fuori dagli stracci, convinti di aver subito una grave ingiustizia, e hanno inscenato numerose e vibranti proteste specialmente davanti alle sedi dell’INPS, cioè l’istituto erogatore che ha smesso di erogare. Ovvio, se dall’ente pubblico non piovono più soldi dal cielo la gente si inviperisce e fa di tutto per continuare a incassare il sussidio ora interrotto.
Comprendiamo l’irritazione del popolo persuaso di poter intascare il sostegno per sempre. A introdurre il reddito di cittadinanza fu il Movimento 5 Stelle. Molti ricorderanno che l’allora ministro Di Maio si affacciò a un terrazzo romano e, arringando la folla, proclamò: “Finalmente abbiamo sconfitto la miseria”. La avventata dichiarazione suscitò l’esultanza della piazza. In realtà, lo strombazzato provvedimento finanziario non ha eliminato la povertà ma si è limitato a favorire il lavoro nero nonché ad accrescere la quota di quanti la mattina, invece di sgobbare, se ne stavano a casa a poltrire, anche perché nel Mezzogiorno gli stipendi sono talmente bassi da scoraggiare chiunque a ricercare un impiego.
Prima che fossero distribuiti quattrini a destra e a manca per volontà del citato ministro risulta che nessun meridionale morisse di inedia, ma in qualche modo riuscisse a mettere insieme il pranzo con la cena. Questo dato mi induce a prevedere che gli orfani dell’assegno seguiteranno a non perire affatto di fame. La mia certezza è supportata dalla logica. D’altra parte è noto che il bilancio dello Stato è in profondo rosso e non è in grado di distribuire euro a chi ha il portafogli che piange. Cosicché l’esecutivo ha agito in modo opportuno nel tagliare le sovvenzioni che pesano miliardi di cui non disponiamo nelle casse.
D’altro canto Meloni ha fatto benissimo ad assicurare, a chi per motivi di età e di salute fisica non può procurarsi i mezzi per sopravvivere, un assegno di sostentamento. I soldi spesi per solidarietà nei confronti dei poveri veri, cioè quelle persone che non sono fisicamente capaci di lavorare, non sono buttati nel mare dei profittatori, bensì servono per garantire l’equilibrio sociale. Tutto il resto non fa che incrementare polemiche gratuite.