Se è vero, come è assai probabile che sia, che quest’anno il mercato del lavoro degli stagionali è miracolosamente ripartito, per i profeti di sventura e i tifosi della bomba sociale si mette male. Già, perché la richiesta di personale che arriva dalle imprese durante il periodo estivo è di gran lunga superiore al numero di percettori del reddito che si sono visti sospendere l’assegno in quanto ritenuti in grado (non solo in base ai requisiti “disumani” del governo, ma anche dopo la sostanziosa scrematura effettuata dai servizi sociali) di rimboccarsi le maniche e mettersi a svolgere un’attività. Qualche esempio? In Campania, la regione a rischio deflagrazione, quella che secondo M5S e Pd darà fuoco alle polveri e scatenerà la rivolta, ci sono 24.595 orfani della paghetta grillina, ma i posti offerti dalle aziende sono ben 108.960.
In pratica, per ogni percettore “abbandonato” dall’esecutivo ci sono più di 4 opportunità di lavoro. Situazione abbastanza simile in Sicilia, la Regione dove i sindaci hanno chiesto aiuto perché ritengono che l’sms del governo possa mettere a rischio la loro «incolumità». Qui gli “esodati” del reddito sono 59.979, gli addetti di cui hanno bisogno le imprese 79.100. Nel Lazio ci sono 153.180 lavoratori richiesti e 9.200 persone rimaste senza assegno. Mentre in Sardegna il rapporto è di 41.590 contro 4.952 e nelle Marche di 41.640 contro 1.371: 30 offerte per ogni occupabile. Cifra che sale addirittura a 50 (137.590 contro 2.491) in Emilia-Romagna, dove in questo periodo le imprese vanno letteralmente a caccia di personale da reclutare.
DOMANDA E OFFERTA
Complessivamente, mettendo a confronto i dati del rapporto Excelsior-Unioncamere sulle assunzioni previste nel periodo luglio-settembre e quelli aggiornati del ministero del Lavoro dopo la sottrazione dei percettori presi in carico dai servizi sociali, si scopre che attualmente (altre sospensioni sono in arrivo nelle prossime settimane) ci sono 112mila persone che hanno bisogno di un lavoro e oltre 1,4 milioni di posti offerti dalle imprese. In pratica, ci sono oltre 13 opportunità di impiego per ogni “occupabile” restato senza sussidio. Certo, incrociare domanda e offerta non è semplice come schioccare le dita. Non lo è mai stato in Italia e non lo è dopo 4 anni in cui M5S prima e Pd poi hanno cercato di farci credere che il reddito fosse un formidabile meccanismo per favorire l’occupazione.
APPROCCIO CULTURALE
Ma quando il ministro Marina Elvira Calderone continua a ribadire che «il vero rimedio alla poverta è il lavoro» non si tratta, come ha sottolineato ieri nella sua informativa al Senato, solo di voler mettere in campo «un nuovo approccio culturale», ma anche di prendere atto delle statistiche degli ultimi mesi, dove è evidente che la stretta sui sussidi è coincisa con un’incredibile crescita dell’occupazione (61,5% a giugno, record dal 2004) e una altrettanto incredibile discesa della disoccupazione (7,4%, ai minimi dal 2009). E per dare una mano al mercato, che solitamente quando l’economia gira porta assunzioni e stipendi più alti, il governo ha anche previsto robusti incentivi per chi assume i percettori di reddito. Il decreto lavoro prevede, infatti, in caso di contratto a tempo determinato uno sgravio contributivo del 100%, fino ad 8mila euro, per due anni.
Invece di sbraitare contro la presunta macelleria sociale e invocare il prolungamento dei sussidi, i Cinquestelle e il Pd dovrebbero innanzitutto scusarsi di non essere riusciti a fare un piffero sulle politiche attive e sull’incrocio tra domanda e offerta (la difficoltà di reperibilità dei lavoratori è al 48%). Poi incalzare il governo su quello che loro non sono stati capaci di fare: aiutare chi ha bisogno di soldi e può lavorare a procurarsi uno stipendio. Ma a qualcuno, evidentemente, fa più comodo sperare nell’autunno «caldissimo».