Scusate: com’era quella storia, raccontata dalla sinistra, secondo cui gli italiani erano delusi dalle politiche migratorie del governo Meloni? Che la sfida sia parecchio complicata non c’è dubbio. La Tunisia è una bomba sociale, e la colpa è soprattutto dell’azzeramento del turismo causato dalla pandemia, e poi della crisi del grano dovuta alla guerra tra Russia e Ucraina. Ma il sondaggio di AnalisiPolitica realizzato per Libero non solo smentisce la narrazione Dem, ma evidenzia anche che la gente sa bene che il “blocco navale” non erano le navi della Marina Militare pronte a cannoneggiare i barconi, al contrario di ciò che vorrebbero far credere Pd, Cinque Stelle, Bonelli e Fratoianni vari. Il “blocco navale”, come riportato nel sondaggio, si riferisce agli accordi coi governi degli Stati da cui partono le navi cariche di migranti, e con l’Unione Europa. La Meloni di recente è stata promotrice di un memorandum d’intesa tra Tunisia e Bruxelles. È andata a Tunisi con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, la quale ha siglato l’accordo col premier tunisino Kaïs Saïed.
Con loro anche il primo ministro olandese (dimissionario) Mark Rutte.
PUGNO DURO - Dicevamo: il 52% degli intervistati ha accolto con favore quest’operazione. Di questi, il 20% è “molto d’accordo” e il 32 “abbastanza”. Il fatto che gli sbarchi in questi giorni si susseguano non ha scalfito la fiducia degli intervistati - d’altronde l’accordo è troppo recente per poter essere giudicato nei fatti - e un altro dato molto interessante, come osservato a lato dall’autore del sondaggio Arnaldo Ferrari Nasi, è che anche una parte consistente dell’elettorato di centrosinistra considera positiva l’iniziativa del governo di centrodestra. Dalla rilevazione emerge poi che per il 58% degli italiani il governo «dovrebbe comportarsi in modo più severo nei confronti dell’immigrazione». “Molto” più severa per il 22% e “abbastanza” per il 36. I numeri sono comunque decisamente inferiori rispetto al 2013, dieci anni fa, quando era addirittura il 76% del campione a chiedere maggiore rigore, e questo - probabilmente perché eravamo nei primi veri anni delle partenze di massa, e oggi in parte ne siamo assuefatti. Tornando a questi giorni, il 34% è contrario a un’ulteriore stretta, ma in ogni caso è interessante quel 15% “poco” contrario. Insomma: nemmeno tra i contrari emerge un’opposizione così netta all’azione del presidente del Consiglio Meloni, del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e del collega degli Esteri Antonio Tajani.
Il sondaggio di AnalisiPolitica chiede se gli immigrati dovrebbero fare un corso di lingua italiana e di educazione civica prima di essere regolarizzati, qualora ne abbiano i requisiti. Qui il dato è netto e costante dal 2009 al 2023. Nel 2009 era d’accordo il 77% degli intervistati, nel 2022 il 76 e quest’anno il 75% (di questi il 37% è “molto” d’accordo” e il 37 “abbastanza”). Soltanto il 21% è contrario, e il 4% non ha un parere preciso. Quello del corso di italiano e dello studio di alcuni princìpi delle nostre leggi è uno storico cavallo di battaglia dell’elettorato di centrodestra, in particolare della Lega e di Fratelli d’Italia. C’è poi una domanda particolare nel sondaggio, se non inedita quasi, all’interno del panorama delle rilevazioni.
“Nell’accoglienza degli immigrati regolari che vengono in Italia a lavorare, bisognerebbe privilegiare chi arriva dal Sudamerica, che ha una cultura più simile alla nostra e si può integrare meglio?”. Il 60% risponde “no” (nel 2019 era il 70). Solo il 35% sarebbe favorevole (nel 2019 era il 26%). Il deputato renziano Davide Faraone twitta che «da quando la Meloni ha nominato un commissario per l’emergenza immigrazione e ha limitato l’azione delle Ong nel Mediterraneo, gli sbarchi sono raddoppiati». Ad oggi il record di sbarchi in Italia risale al 2016 quando il presidente del Consiglio era Matteo Renzi.