Inizia domani a Johannesburg il 15esimo vertice dei Brics, in agenda fino a giovedì. Assieme al presidente sudafricano Cyril Ramaphosa come anfitrione, ci saranno i colleghi cinese Xi Jinping e brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva e il primo ministro indiano Narendra Modi, ma non Vladimir Putin, che ha mandato al suo posto il ministro degli Esteri Sergei Lavrov. Parlerà in videconferenza, ma non si è fidato a venire in carne ed ossa, dopo che il governo sudafricano ha fatto capire che né se la sentiva di uscire dallo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale, né poteva garantire che in tale quadro un giudice irrispettoso potesse uscirsene con un ordine di cattura per il presidente russo.
LE CINQUE “R”
Forse proprio per rilanciare un evento così irrimediabilmente ammosciato, Lula ha anticipato sui social che verrà a proporre una moneta comune dei Brics alternativa al dollaro e agganciata all’oro. «Consentirà maggiori scambi tra Paesi come il Brasile e il Sudafrica senza dipendere dalla valuta di un Paese terzo», ha spiegato. Secondo alcune indiscrezioni la nuova valuta potrebbe chiamarsi R5, dalle iniziali delle cinque valute del gruppo: real, rublo, rupia, renminbi e rand. La cosa ha avuto la clamorosa approvazione di Robert Kiyosaki, co-fondatore di Rich Dad Company.
«Uno dei più grandi cambiamenti nella storia del mondo avverrà il 22 agosto 2023», ha detto, come riferisce la piattaforma finanziaria Investing.com. «Le nazioni Brics stanno tenendo una conferenza a Johannesburg per creare la propria valuta d'oro. Cosa significa questo per il dollaro Usa?», si è chiesto il guru che aveva previsto il tracollo di Lehman Brothers nel 2008. La risposta che si è dato è che se i Paesi Brics «adotteranno una criptovaluta lastricata in oro il dollaro sarà fritto». Non tutti i guru però la pensano allo stesso modo, e l'idea di una valuta dei Brics è stata definita «ridiculous» da Jim O'Neill. Cioè, proprio l'economista che nel 2001 da analista di Goldman Sachs aveva coniato l'acronimo, in uno uno studio dal titolo «Il mondo ha bisogno di migliori BRICs economici». Poi nel 2009 i governi dei Paesi interessati avevano pensato di fare della sigla una realtà: una sorta di club delle potenze fuori dal G7.
BRICs stava per Brasile-Russia-India-Cina più la esse del plurale inglese, che divenne però dal 2010 a sua volta iniziale con l'ammissione del Sudafrica. O'Neill, che in seguito è stato presidente della Goldman Sachs's Division of Asset Management e sottosegretario del governo britannico e ora siede alla Camera dei Lord conviene sul punto che «il ruolo del dollaro non è l’ideale per il modo in cui il mondo si è evoluto». Ma sui Brics ha ricordato seccamente al Financial Times che «non hanno mai ottenuto nulla da quando hanno iniziato a incontrarsi». E l'idea di una «valuta commerciale» è da lui appunto giudicata «semplicemente ridicola». «Creeranno una banca centrale Brics? Come lo faresti? È quasi imbarazzante». «Non so esattamente cosa cerchino di ottenere al di là del potente simbolismo».
VALUTE IN CRISI
Bene per l'Occidente, secondo lui, «che Cina e India non siano mai d'accordo su nulla, perché se lo facessero il dominio del dollaro sarebbe molto più vulnerabile». Invito dunque ai cinesi: «Cercate di invitare l'India a condividere la leadership su alcune grandi questioni, perché allora il mondo potrebbe prendervi un po’ più sul serio». Ovviamente, tra la Cina che abbassa i tassi per provare a rilanciare una economia depressa dai crack nel settore immobiliare e la Russia che ha appena visto schiantarsi sulla Luna la sonda lanciata per far dimenticare l'impasse in Ucraina e il crollo del rublo, non è che il momento sia particolarmente eccitante. E Lula ha visto addirittura nella vicina Argentina alle primarie il disastro di un governo a lui amico e il trionfo di un candidato come Javier Milei, che il dollaro lo vuole addirittura come valuta. Peraltro l'America Latina è piena di regimi che iniziano combattendo il dollaro, e finiscono come Venezuela e Cuba per distruggere l'economia in un modo che porta a massicce dollarizzazioni di fatto.