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Ue, l'appello di Paragone: "Perché deve cambiare le regole"

di Gianluigi Paragone venerdì 25 agosto 2023

3' di lettura

Qualcuno si è davvero convinto che tutto tornerà come prima, forse perché lo ha ripetuto come un mantra. Tutto tornerà come prima scrivevano i bambini su disegni arcobaleno appicciando il foglio sulle finestre, sulle porte, sui muri delle camerette. E “Tutto tornerà come prima” era la frase magica con cui si spingeva avanti il Paese nei momenti anche successivi al Covid, quando cioé la guerra rimodificava le velocità delle economie. Chi osava storcere la bocca e invitare alla massima prudenza veniva visto come il pessimista o come colui che non credeva - o quasi auspicava - nella realizzazione del desiderio. I conti però arrivano puntuali e rischiano di essere conti mal distribuiti. Il tema sollevato da Giorgetti sul ruolo che dovrebbe giocare l’Europa è corretto: le condizioni non permettono un rientro nella solita procedura rigorista che caratterizza la liturgia europea perché è scaduta la stagione bonus! È adesso che bisogna capire chi è in grado di leggere lo scenario prossimo e anticipare le misure macroeconomiche. Il mondo finanziario è nuovamente in allarme per due bubboni che rischiano di essere lo sciagurato sequel della crisi dei mutui subprime che portò al crollo della Lehman Brother e al salvataggio pubblico del sistema bancario.

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Nulla è cambiato nel maleficio di una finanza che gioca con le bolle e trucca le carte. La cosiddetta ristrutturazione del debito da parte della Evergrande, il colosso immobiliare cinese, ripropone l’incubo di investimenti dopati, di magheggi contabili che atterreranno sull’economia reale. Anche se non se ne parla quasi più, in America sono cominciati i processi per il fallimento del top player delle cripto valute FTX. In entrambi i casi bisognerà capire chi, nel mondo bancario, ha scommesso sulle due bolle e quindi chi sarà in grado di reggere il peso di queste pesanti scommesse azzardate e truffaldine.

A questo si aggiungano i cambiamenti di paradigmi industriali che le rivoluzioni green o ecosostenibili impongono per effetto di nuove leggi. E poi - last but not least - il costo dell’energia e delle materie prime ben lontano dai livelli pre crisi. In tutto questo, ecco il nodo della Manovra e la sua saldatura ai dettami europei. Le economie, adesso, hanno bisogno dell’intervento pubblico, dei governi (lo fanno gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, non vedo perché tormentarci su quanto occorra essere tatcheriani o sovranisti, come ieri scriveva Repubblica); non si può pensare, in assenza di una sovranità monetaria, di rientrare in parametri già assai discutibili prima del Covid.

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La situazione che si presentava quando governava Mario Draghi era: Bce che comprava generosamente titoli di Stato e copriva le spalle degli Stati generando un debito pubblico europeo sui generis; la Commissione che congelava il patto di stabilità invitando i governi a indebitarsi. Ora? Ora hai la Bce che da tempo ha annunciato di non voler rinnovare i titoli in scadenza e, dopo una prima fase di assoluto avventurismo («L’inflazione è transitoria, scenderà nel 2022» disse la Lagarde alla fine del 2021), aziona la leva dei tassi di interessi senza guardare alle reazioni nell’economia reale e nella società. In più, la Commissione vuole far rientrare i bilanci degli Stati nei parametri rigoristi. Il tutto mentre l’immigrazione scoppia, i prezzi non calano, la guerra va avanti e l’Europa è strutturalmente priva di strumenti. Nei giorni scorsi abbiamo letto la confessione dell’allora presidente Sarkozy su come, con la Merkel, fecero fuori Berlusconi, ai tempi presidente del Consiglio pienamente legittimato dal parlamento, per accontentare i mercati finanziari; non vorrei che anche questa volta qualcuno si sia messo in testa di commissariare l’Italia e obbligarla a ratificare il Mes. La Meloni stia in guardia perché siamo in una fase storica delicata. Quale uscita? Una: il nuovo debito pubblico cumulato negli annidi crisi è debito pubblico europeo. Cari europeisti, perché non lo pretendete voi invece di continuare a fingere?

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